L’euro e i mass media

Spread altalenanti, esplosione del debito pubblico, crescita dei radicalismi e crisi della moneta unica: l’Europa sta attraversando uno dei momenti più difficili dall’avvio del percorso unitario e l’euroscetticismo è in crescita in diversi paesi membri. Come influisce la rappresentazione mediatica sulla percezione della crisi, delle istituzioni europee e del futuro stesso dell’Europa unita? Ne hanno discusso, presso l’auditorium del Conservatorio di musica di Perugia, l’ex ministro dell’Economia, e  presidente dell’Aspen Institute Italia, Giulio Tremonti, Federico Fubini, giornalista del Corriere della Sera, Thierry Vissol, consigliere speciale media e comunicazione alla rappresentanza della Commissione Europea a Roma e Lucio Caracciolo, direttore di Limes.  L’incontro, trasmesso in diretta da Sky e moderato dal direttore di Sky Tg 24 Sarah Varetto, ha preso spunto da un Quaderno Speciale di Limes dedicato ai mezzi di comunicazione, intitolato Media come armi.

Un dibattito ampio, che ha spaziato dai motivi che hanno determinato la nascita dell’euro alla crisi attuale, all’insegna di un filo conduttore: l’importanza dell’informazione e della comunicazione, del tipo di narrazioni e messaggi veicolati al pubblico su questi argomenti.

Durante il dibattito sono emersi i diversi aspetti e problemi legati alla comunicazione sull’Europa e le sue istituzioni, a cominciare dalla molteplicità dei soggetti coinvolti: dalle istituzioni comunitarie agli stati membri, dai media ai mercati. “Spesso – ha ricordato Vissol – la comunicazione sull’Europa è condizionata dagli interessi politici ed economici nazionali. In questo modo si fa propaganda, marketing o anche comunicazione, ma non informazione, che è essenziale per far sì che i cittadini lavorino per l’Europa e non lottino contro di essa”.

Un problema che affonda le radici in quelle che Tremonti definisce le “asimmetrie strutturali” dell’impalcatura comunitaria. “Abbiamo una moneta unica ma non un governo unico, né una struttura federale.  Serve una riflessione profonda sulle scelte e gli errori compiuti fino ad ora, tanto più importante visto il momento storico, decisivo, in cui ci troviamo. Una riflessione che deve cominciare dal basso, dai cittadini”.

Durante l’incontro è stato sottolineato come i mezzi di comunicazione dovrebbero spiegare non solo le sfide che attendono l’Europa ma anche le cause della crisi attuale che, secondo Fubini, “è del modello sociale europeo, non dell’Euro e come tale dovrebbe essere comunicata. Questa crisi – ha sostenuto il giornalista – ci sarebbe stata anche senza la moneta unica”. Secondo Caracciolo, per cui vanno evitate le narrazioni superficiali e semplicistiche, la comunicazione sull’ (e dell’) Europa, è complessa anche perché “mancano un’identità e un’opinione pubblica europea, oltre a istituzioni comunitarie davvero democratiche. Il ritorno degli stereotipi nazionali sugli altri popoli dimostra la crisi delle nostre democrazie”.

Pietro Lombardi