La Casta dei tweeter

La Casta dei tweeter: “Non si scrive RT ma MT in questo caso” “La menzione va alla fine, non all'inizio” “Hai messo l'hashtag sbagliato, è #nonpiuprecari e nonpiunonprecari #” “Stai spammando, è maleducazione”

di Michele AzzuMarco Nurra

“Cos'è un flame?”, chiede Michele.

Gelo nella sala. Un flame è una discussione esterna, ma Michele di questi dettagli se ne frega. La casta dei tweeter, però, su queste mancanze si mostra intransigente. “Non sai cos'è un flame? Io mi alzo e me ne vado. Ma dove vivi?”

E si rende evidente una spaccatura, perché in rete, si sa, le epoche si alternano velocissime. Noi siamo nati con un gruppo Facebook e le regole erano diverse. Si trollava, sì, ma c'era sempre il rispetto. Ora i giovani tweeter fanno flame, RT, dicono bimbominkia, se la prendono con i Gianni AlemannoRiotta, non rispettano noi veterani con ben due anni di esperienza sul groppone. Uno prova, timidamente, a twittare e loro – 2 secondi dopo – ti scrivono:

“Non si scrive RT ma MT in questo caso”

“La menzione va alla fine, non all'inizio”

“Hai messo l'hashtag sbagliato, è #nonpiuprecari e nonpiunonprecari #”

“Stai spammando, è maleducazione”

Gliela faremo pagare.

Andiamo a bere una birra per festeggiare la prima vera serata di Festival e la discussione si accende sul politico. Jacopo Paoletti di Intervistato.com in polemica con chiunque: “Però, aspetta, perché però? Eh 'namo su, daje”. Fabio Chiusi ci rivela: “Bocchino è in realtà il più grande inetto in Parlamento”. Ungormite ci racconta le sue avventure a L'Ultima Parola di Paragone: “Ho amato con passione le soubrette”. Arriva anche Bimbo Alieno che parte con le imitazioni (e poi chiaramente la polemica con Paoletti).

A parte gli scherzi, questi blogger sono davvero dei talenti, e collaborando si potrebbero fare grandi cose nel prossimo futuro. Lo scopo dell'IJF è questo: conoscere persone in gamba e che credono in quello che fanno, per scambiarsi idee, consigli e iniziativa. Siamo i giornalisti di domani.

Ma siamo i giornalisti di domani?

Mah.

Torniamo in albergo e troviamo una lettera anonima misteriosa:

“Cari comunisti radicalchic dell’Isola dei Giornalisti (già Isola dei Cassintegrati, già Isola dei Punkabestia Sardi), so che volete raccontare i retroscena del Festival. Forse è il caso che ve li racconti un giornalista vero.

Io appartengo alla categoria, ma dato che i giornalisti che sparlano dei colleghi finiscono spesso vittime di incidenti preferisco restare anonimo. Comunque non sono Ciro Pellegrino. Il Festival del Giornalismo non poteva che iniziare il 25 aprile. Il tasso di veterocomunismo nell’aria è al 75%. Che poi quest’anno il programma non sarebbe neanche male, soprattutto i keynote speech. C’è Andy Carvin, “l’uomo che twitta le rivoluzioni”. C’è Khanfar Wadah, ex direttore generale di Al Jazeera. C’è Stefano Rodotà, professore emerito e luminare del diritto. E c’è Luca Sofri.

Posso darvi alcune anticipazioni su chi farà i keynote speech della prossima edizione. Saranno Arianna Huffington, fondatrice dell’Huffington Post, il Premio Pulitzer Steve Doig e David Parenzo. Ora vi saluto, vado in libreria a vedere se è rimasta una copia 'Chi ha veramente costruito le piramidi' di Sandro Giacobbo e Riccardo Luna”.

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