di Michele Azzu e Marco Nurra
Se passerete la mattina presto al Brufani – ma solo nei giorni del Festival del Giornalismo – capirete cosa vuol dire assaporare il gusto del Napalm al mattino. Ci sono cose strane, diverse da quello che siamo, che in certi momenti per noi sono casa. E se voi foste dei giovani blogger senza arte, parte, speranze, vi assicuro che di case sparse in giro per il mondo ne sentireste un gran bisogno.
Se passerete la mattina presto al Brufani troverete un mondo piccolo che racchiude un universo, e sono cose per cui gli scrittori prendono i Nobel. Mica cazzi. Far parte di questo mondo è una fortuna inaspettata, e non importa che il nostro ruolo sia quello dei cazzoni. Non si può essere tutti Mentana, tantomeno @riotta.
Ai tavoli fuori Luca Conti, che da quattro giorni dorme e mangia ai tavolini, intrattenendo sempre persone diverse. Nella hall c'è Ungormite seduto al camino (crogiuolo di wifi) che livetwitta di tutto, e ha un umorismo ermetico. In sala stampa i tre di Intervistato: Jacopo, Matteo e Maria. Matteo @contepaz83 ha lavorato in ufficio stampa di Elio e le storie tese: “Faso mi ha detto, guarda, a me dei fan di internet non me ne frega un cazzo”. Jacopo - che ha risorse umoristiche degne di Woody Allen - sa tutto di ogni argomento, dalle lavatrici alle strategie editoriali dei krout bengalesi. Maria non c'è, sta intervistando la Costamagna.
Marco è partito per la Spagna, e il Festival lo rimpiangerà. Alla stazione perfino quella iena senza cuore di Pascoletti si è commosso. Michele siede al tavolo della sala stampa, quando uno scossone lo sveglia dal torpore. E' Ciro Pellegrino, il terminator di stabia, uno che non lo fermi manco con le cannonate: “Guagliò, buongiorno, qua state? Io a Marco lo devo ringraziare troppo per aver scritto del casalese su El Mundo”. Ciro ha vinto il primo giudizio: “Il Casalese non sarà ritirato dalle librerie”. Clan dei Cosentino, retwittati questo.
Dopo ore di spam e tweet usciamo al sole di Perugia, e capiamo perchè Al Gore è venuto qui nel 2010: questa città è la prova vivente del riscaldamento globale, su cui il vecchio Al aveva puntato parecchio. Ieri meno dieci, oggi venti gradi. E che cazzo. Accanto a noi c'è Alessandro Gilioli (San Gilioli, protettore dei blogger, accendete un cero) che viene intervistato. Dietro di lui spunta Filippo Facci che a questo festival è come il prezzemolo. Casualità, virtù dell'ubiquità. Facci cerca di irrompere nell'inquadratura e distrarre Gilioli (si son pungolati al panel sul futuro dei blog) che risponde: “C'è Filippo Facci che fa le boccacce per distrarmi, non condivido nulla di quello che ha scritto dal '92 in poi”. Passa dietro Maria, che sta intervistando Stella.
Fonti non confermate ci dicono che i vigili han messo la multa al bolide del Facci parcheggiato per metà dentro il Brufani. Se fossi cosi diciamo una cosa: stima, tanta.
Ma la serie degli eventi irrompe a spezzare la tranquillità: Michele scopre d'un tratto di dover cambiare albergo. E l'altro, il Plaza, sta a culo. L'impavido blogger prende tutte le sue cose, le butta a cazzo nel trolley indiano, chiude e si infila nei cunicoli di Perugia. Una volta arrivato al Brufani, trafelato e affaticato - dopo 10 ore di tweet e spam, - egli sa una cosa: ha bisogno di una doccia. Chi può aiutarlo? Maria no, perchè sta intervistando Mentana.
"Forse @lucaconti (@pandemia), dopotutto è l'unico che conosco che alloggia al Brufani", pensa l'ignavo. Ma @lucaconti non risponderà mai al tweet, e per chi lo conosce sa che è un messaggio molto chiaro, ovvero: "Come osi, o tu blogger da due soldi, importunare me community accountant marketing SEO associated, io che conosco Karamazov (giornalista americano molto quotato ai panel). Mi dovete devozione".
@lucaconti, ce la pagherai. Un ringraziamento a Matteo @contepaz83, che ci ha smollato la doccia.
---> non perdete tra poco il video confessionale con Alessandro Gilioli!
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