Trasparenza, controllo e privacy: questi i punti principali dell'evento “La morte del segreto, la svendita della privacy, l'avvento della trasparenza” durante il quale Giovanni Ziccardi, Università di Milano, ha parlato del difficile rapporto tra la tecnologia e il controllo dei media. L'incontro ha avuto luogo sabato 18, alla sala Priori presso l'Hotel Brufani.
La trasparenza al centro della discussione: come è possibile mantenere segreti i propri dati in un periodo dove la tecnologia pretende di rendere pubblico ogni singolo evento?
Ciò che appare chiaro al giurista è la crescente paura del legislatore italiano per la tecnologia. “Non fidatevi di un politico che dice che tutelerà le tecnologie” ha commentato Ziccardi.
Non esistono norme nel sistema legislativo italiano che si pongono in modo propositivo verso le tecniche informatiche. Secondo Ziccardi, la tecnologia fa paura: questa viene vista continuamente come un pericolo pronto a creare problemi e rivelare molto più di quello che serve. “Il mondo del diritto non è un mondo tecnologico”. Anche nel mondo del giornalismo, la tecnologia viene vista con sospetto: ad esempio, ogni volta che la cronaca parla di hacker, questa figura viene descritta sempre in maniera negativa. Nel suo libro “Internet, controllo e libertà” Ziccardi parla proprio del terrore e della diffidenza crescente verso il mondo della tecnologia. Nei primi capitoli del volume, si paragona il timore del legislatore a quello rappresentato nelle altre discipline come il cinema, la letteratura e l'arte. Moltissimi libri e film parlano di “scienza omicida e pericolosa”, capace di ferire l'uomo e ciò che questi ha costruito. Famosi esempi sono Frankestain o Nemico Pubblico.
Un altro aspetto emerso durante la discussione è il rapporto tra segreto e potere. La segretezza, secondo l'autore del libro, è proprio la “capacità di sfuggire al controllo”. In questo senso, l'argomento si intreccia con altre tematiche come quella della privacy e della trasparenza. Quest'ultima è al centro di un dibattito acceso: ci possono essere “gradi di trasparenza”? La risposta è negativa, ovviamente. Ma allora perché, negli ultimi disegni di legge, si parla di anonimato protetto e quindi di un controsenso?
“Non siamo in una nuova era orwelliana, come dicono molti – ha confermato Ziccardi – In realtà dobbiamo parlare di controllo kafkiano che si basa su un labirinto di uffici e carte. Il vero grande fratello è l'unione tra i bigmedia e il bigbusiness”. Il nemico, allora, non è la tecnologia.
Siamo in un periodo inteso come “svendita” della nostra privacy, soprattutto in relazione ai social network. Inseriamo moltissimi nostri dati e inconsciamente diamo la possibilità ai siti di utilizzarli. Basti pensare che, negli ultimi anni, le carte processuali dei divorzi e delle separazioni sono piene di informazioni e dati presi dai social network che dimostrano la colpevolezza di uno o dell'altro coniuge.
Appare, perciò, impossibile uscire dal sistema e raggiungere la totale estraniazione dal mondo tecnologico. Siamo continuamente controllati da dispositivi tecnici: i microcip dei cani rivelano le abitudini dei proprietari. O l'ultima invenzione della Apple, lo Smartwatch, che invia il battito cardiaco al partner. L'unica alternativa, allora, è confidare proprio nella tecnologia. Gli americani hanno capito prima degli europei il potere della scienza, della tecnica e la sua capacità di assicurare trasparenza. Senza mezzi termini.
Daniela Larocca