photo by Diego Figone
Svolte rivoluzionarie e riaffermazione di dogmi anacronistici: fino a che punto si sta trasformando la Chiesa sotto la guida di Papa Francesco? E quali sono le conseguenze di un papato come quello di Bergoglio per l’Italia? Sono i temi affrontati nell’incontro con Corrado Augias, ospite del Festival Internazionale del Giornalismo. Giornalista, scrittore e conduttore televisivo, da diversi anni Augias si occupa di storia del cristianesimo. Il suo ultimo libro, “Tra Cesare e Dio” edito da Rizzoli, sarà nelle librerie a partire dal 7 maggio e la prima copia è stata presentata in esclusiva qui a Perugia.
Nessuno, nemmeno all’interno della Curia, si aspettava che all’abdicazione di papa Ratzinger seguisse un cambiamento così netto. “Papa Francesco ha rivoltato la Curia e ha messo a soqquadro la Banca del Vaticano” dice Augias, ricordando i peggiori traffici e finanziamenti illegali avvenuti anche con il beneplacito di papa Wojtyla, appena santificato lo scorso 27 aprile. “Bergoglio ha anche discusso temi come la bioetica e l’omosessualità. La Chiesa prima si occupava di dogmi teoretici, mentre oggi si parla di problemi pratici: fino a che punto un malato terminale deve essere tenuto in vita? E se una persona è gay, chi siamo noi per giudicare?”
La figura di papa Francesco ha causato una forte spaccatura all’interno della Curia e ostilità da parte di coloro che giudicano la sua azione troppo veloce e avanzata. Ma se i nemici interni al Vaticano sono tanti, all’esterno Bergoglio sta riscuotendo un consenso che Augias definisce da Corea del Nord: secondo i sondaggi, l’85% degli italiani sono favorevoli all’azione di papa Francesco. Mentre il livello di fiducia verso la classe politica continua a scemare, quella verso il pontefice sembra crescere con il passare del tempo, contagiando anche i non cattolici come Augias.
“Per dare fiducia c’è bisogno di un leader, cioè di qualcuno che abbia le idee chiare e riesca a coagulare intorno a sé un largo movimento di opinione”, dice Augias. “Papa Francesco ci è riuscito. Purtroppo noi in politica vediamo anche il caso di leader pericolosi, che riescono a coagulare intorno a sé una larga opinione, ma intorno a una protesta generica, generalizzata e spesso sterile. C’è bisogno di un leader, ma un leader che abbia sale in zucca e sappia dove muovere i suoi passi”.
Restano, però, numerose questioni su cui papa Francesco non si è discostato dai suoi predecessori, come il sacerdozio delle donne e l’aborto. L’idea che si possa parlare di vita sin dal momento del concepimento è in realtà negata da alcuni passi biblici: si tratta di “una decisione umana, non un precetto divino”. Ed è un’idea che mette a repentaglio la vita di molte donne, argomenta Augias, ricordando il caso delle donne costrette ad andare all’estero per poter abortire o essere operate di nascosto, sui tavoli di cucina e con ferri da cucito. Nonostante la legge 194 sull’aborto sia stata approvata nel 1978, sono rari i medici che praticano l’aborto, sia per motivi religiosi che “perché chi fa aborti si ritrova a fare solo quello e non possono avanzare nella carriera”.
La direzione presa da Bergoglio riguarda dunque anche i non credenti, perché la politica italiana, inevitabilmente, continua a essere legata a doppio filo alle vicende del papato: l’8 per mille è uno degli esempi più lampanti. O quello delle insegnanti di religione, selezionati dalla Chiesa e non attraverso concorso pubblico: “Per difficoltà o pigrizia molti si limitano a fare catechismo e seguire gli insegnamenti dogmatici, violando il principio stesso secondo cui l’insegnamento deve essere libero”, dice Augias. “Ma é un privilegio difficile da intaccare”.
“Questo papa si asterrà con le intromissioni plateali della Chiesa nella vita pubblica. Erano intromissioni volgari, che avvilivano il mondo cattolico”, conclude, citando il caso del cardinale Ruini e la sua opposizione ai funerali religiosi per Piergiorgio Welby, malato terminale che scelse di interrompere le cure in nome di una morte degna. “Resta il fatto, però, che Bergoglio è un sovrano di uno Stato con il quale l’Italia è legata da due Concordati. Potrebbero essere modificati, ma servirebbe un largo consenso che ancora non c’è”.
Cambiano i tempi, dunque, e cambia anche la Chiesa. Ma il suo potere resta ancora intatto.