Come possono collaborare scienza e mondo dell’informazione per raccontare il cambiamento globale? A tale questione hanno provato a rispondere i sette relatori intervenuti al panel “Connecting science and journalism thought climate change and digital innovation”.
La tavola rotonda ha visto intervenire giornalisti e scienziati impegnati sul fronte ambientalista. A moderare l’evento Rina Tsubaki, fondatrice dell’European Forest Institute, ed Elisabetta Tola, fondatrice di Formicablu.
Come ha sottolineato John Reilly, codirettore del MIT Joint Program, la scienza e il giornalismo, seppur condividendo alcuni aspetti come la ricerca di fatti oggettivi e il compito di informare i cittadini, quando si confrontano col fenomeno dei cambiamenti climatici, le differenze sembrano più delle affinità.
L’ostacolo viene fuori difronte alla necessità di conciliare la semplicità e la velocità del giornalismo contemporaneo con la complessità e la lentezza tipiche della ricerca scientifica.
Raccontare la complessità diventa così la sfida necessaria dei narratori che vogliono approcciarsi ai problemi climatici.
Spesso le questioni riguardanti il cambiamento globale vengono spesso ignorate dalla maggior parte dei mass media e dal pubblico, ha dichiarato Alan Rusbridger, ex editor-in-chief del Guardian; una scarsa attenzione dovuta anche dalla stessa etichetta di “climate change” che rischia di ghettizzare le notizie. Un effetto che scomparirebbe se si inquadrassero le questioni climatiche nella loro realtà economica, politica e sociale.
Emerge quindi dal dibattito come sia necessario portare i lettori ad una dimensione globale passando dal coinvolgimento delle comunità locali e da un ripensamento radicale della cornice nella quale tali notizie vengono raccontate.
Una risposta pratica è emersa dal documentario“Contrast” che sfruttando la visione in Virtual Reality racconta la scomparsa delle oasi del deserto. Un lavoro, creato dalla giornalista Viktoria Mickute, che diviene un esempio diretto di come scienza, informazione e nuove tecnologie possano collaborare in un efficace sensibilizzazione su temi che spesso sembrano troppo distanti e complicati.
Lucia Marinelli