Si è svolto questo pomeriggio alle ore 14,30, nella Sala Perugino dell'Hotel Brufani, il panel dal titolo: “L'altra faccia del Medio Oriente: quando il reportage svela le società in cambiamento”. L'incontro, condotto dal giornalista e scrittore Giuseppe Acconcia, è stata l'occasione per offrire un focus sull'Iran contemporaneo, in particolare sulla vita dei giovani che ci vivono, attraverso la presentazione dei lavori più recenti dei fotoreporter Nicola Zolin e Loulou d'Aki.
Acconcia ha esordito descrivendo l'Iran di oggi come un paese di luci e ombre: le luci sono quelle lasciate trasparire dal tentativo di uscire dalla sua condizione di isolamento internazionale mediante il raggiungimento di un accordo sul nucleare; le ombre invece sono quelle proiettate dalla resistenza dei vertici dello Stato al processo di sviluppo della società civile, che ancora non riesce a compiere significativi passi in avanti. Nella complessa società iraniana, un ruolo fondamentale è svolto dai giovani, che rappresentano il 63% della popolazione. È proprio su di loro che si è concentrato il progetto fotografico di Nicola Zolin, che da anni vive viaggiando all'estero (ha lavorato in oltre 40 paesi). «Ho iniziato a dedicarmi a questo progetto dalla fine del 2012: il mio obiettivo era mettere a nudo la vera anima dell'Iran, al di là dell'immagine proposta dai media mainstream di paese chiuso e infelice, costretto all'interno dei precetti islamici». Mentre alle spalle dei relatori venivano proiettate immagini di volti di giovani iraniani catturati dall'obiettivo dei due fotografi, Zolin ha descritto la loro vita come caratterizzata da un forte contrasto tra i rigidi usi e precetti che il loro comportamento pubblico deve rispettare e il sogno di un'esistenza diversa, che si alimenta di immagini e modelli culturali che appartengono a un mondo in cui non vivono. La maggior parte di loro sente un profondo bisogno di libertà, e l'impossibilità di soddisfare questa necessità nel comportamento pubblico, li porta a crearsi autonomamente degli spazi privati di libera espressione, lontani dagli occhi del sistema. Così i picnic, le feste in casa, i raduni in automobile, i viaggi da una parte all'altra del paese, sono occasioni per dare sfogo al loro desiderio di vivere senza vincoli, al di là delle regole.
Lo stesso tipo di contrasto emerge anche nel reportage che sta realizzando Loulou d'Aki, fotografa e documentarista di origine svedese. Il suo lavoro si intitola “Make a wish” e vorrebbe raccogliere una serie di ritratti fotografici di giovani che vivono in paesi del Medio Oriente e accostarli, come se fosse una didascalia, alla descrizione di quello che sentono come il loro sogno più grande. In questa “collezione di sogni”, ha spiegato d'Aki, si può leggere l'insofferenza dei giovani iraniani per una dimensione sociale avvertita come troppo piccola e soffocante, dato che spesso è confinata all'interno delle mura domestiche. «Questi ventenni hanno un forte desiderio di divertirsi, di vivere nel momento, senza pensare troppo a ciò che lì circonda. Spesso non sono felici e l'uso di droghe è abbastanza frequente. C'è una netta contrapposizione tra la libertà di cui in genere possono godere nel privato e le restrizioni imposte dalla politica e dalla religione in cui si imbattono appena escono di casa».
Daniele Conti