L’assedio della droga. Una città allo specchio

Ci sono diversi modi di guardare una città: cultura, sport, tradizione. Ma tra questi va incluso anche un modo non comune, né positivo ma sicuramente interessante. Quello del commercio e uso di stupefacenti. Nel Centro Alessi si è discusso di come il tema della droga, in un contesto cittadino, debba essere studiato con uno sguardo vigile alle tante tracce che esso lascia.
“Ho scelto di dare la parola a chi viene estromesso dal dibattito sociale, l’unico punto di vista non ancora ascoltato dalla città di Perugia: gli spacciatori”. Vanna Ugolini, vice-caposervizio alla redazione di Terni del Messaggero, apre così l’incontro L’assedio della droga. Una Città allo Specchio che il Festival Internazionale del Giornalismo ha dedicato alla problematica più forte e, negli ultimi tempi, evidenziata della città di Perugia.
“Volevo capire quello che è il punto di vista degli spacciatori e facendo ciò è venuto fuori un vero e proprio viaggio attraverso una Perugia che davvero pochi conoscono a fondo ma di cui tutti sanno l’esistenza”. In questo percorso giornalistico affrontato nel documentario Zbun.Cliente e nel libro Nel nome della cocaina, la Ugolini ha fatto emergere tutte le contraddizioni e le ipocrisie nel rapporto tra lo spaccio di stupefacenti e la cittadinanza, sottolineando come chi protesta contro la droga più o meno consapevolmente rischia di esserne complice e spesso scende a patti con la criminalità, con affitti in nero usati per coprire le attività illegali.
Il mondo della droga a Perugia, sostiene la giornalista, ha messo radici da più di dieci anni da quando albanesi e nigeriani iniziarono un commercio di essere umani. Dopo essersi arricchiti, decisero di passare allo sfruttamento della “manovalanza” tunisina per aprirsi a un commercio sicuramente più prolifico.
In questo viaggio di inchiesta alla scoperta di una Perugia nascosta ai più, ha lavorato anche Luca Lancise, filmaker e autore nella stagione 2011-2012 di un inchiesta sul traffico di eroina andata in onda nel programma Gli Intoccabili su LA7.
“Dopo un lavoro sulla cocaina abbiamo deciso di prendere come punto di riflessione l’eroina, un tipo di droga che quasi magicamente è scomparso o forse ha semplicemente vissuto nascosta per tutto questo tempo. Forse per un semplice fatto di autopercezione di chi la consuma: il passaggio dall’uso della cocaina sniffata all’ago. Qualcosa che sicuramente spaventa, mentre la cocaina viene vista come qualcosa di più normale, come fosse un bicchiere di vino”. Lancise nel suo intervento fa uscire la parte più nascosta e controversa di una provincia benestante e politicamente schierata che di fatto oggi, a differenza di città più grandi come Napoli, punto centrale per lo smistamento, e Milano, capitale del grande mercato di stupefacenti,  possiede il triste record di morti per overdose. Nel mettere in evidenza questo record però sono state tante le reazioni. “Quando abbiamo messo in onda l’inchiesta abbiamo ricevuto complimenti ma anche tantissime riserve. Anche molto improbabili” afferma il documentarista che nella sua video inchiesta mette in risalto che la droga  in un piccolo centro come Perugia viene venduta tranquillamente per le strade mentre in una zona tristemente famosa come Scampia per comprare la droga si deve essere presentati in un certo modo. Lancise quindi reputa una vera e propria ipocrisia il ridimensionamento di questa problematica che nel capoluogo umbro è forte e trascurato, soprattutto per le tante morti non riconosciute come overdose poiché avvenute in concomitanza di altri eventi (suicidi, omicidi, violenze).
Una posizione in aperto contrasto con quella del magistrato siciliano Fausto Cardella, figura di spicco della magistratura italiana degli ultimi anni: “io credo che dovremmo darci una regolata nel trattare questo argomento. Abbiamo un’ottima base di partenza, grazie anche a questi lavori di inchiesta, ma non possiamo affermare che il problema qui a Perugia sia qualcosa di assoluto. È senza dubbio da tenere sotto controllo ma la droga è un problema mondiale, nel quale i grandi paesi del mondo, seppur utilizzando sistemi di repressione molto forti e più seri dei nostri, stentano a risolvere. Io credo che un ridimensionamento sia necessario perché pretendere di risolvere un problema così grande da Perugia è impossibile da chiedere”.
La risposta delle istituzioni è affidata al sindaco di Perugia Wladimiro Boccali, Partito Democratico, che non ha visto, a differenza di alcuni politici della città, un attacco al lavoro dell’amministrazione ma un aiuto a individuare i punti focali di intervento. Il sindaco, eletto nel giugno 2009, sostiene che la sua politica sia stata intransigente contro lo spaccio ma ritiene che risultati in tempi brevi non si possano ottenere: “Abbiamo messo in campo una serie di operazioni che mirano a debellare questo problema. La droga è un problema trasversale non riconducibile solo al fatto che il nostro centro storico sia pieno di giovani universitari, poiché giovane non è sinonimo di tossico. Le amministrazioni sono sempre attente a tutti i movimenti di questo mercato illecito e tutti insieme dobbiamo lavorare affinché l’illegalità stia fuori dalle porte dei perugini.

Daniele Palumbo