Sono ormai quotidiane le espressioni violente e gli insulti scambiati dagli utenti online. Si tratta di un trend quasi istituzionalizzato nel mondo virtuale che probabilmente andrebbe regolato. Nella Sala Priori del Brufani oggi, 8 aprile, ci si è chiesti: sarebbe giusto normare le interazioni online? È opportuno definire i limiti entro i quali l'utente può commentare o "attaccare" un altro utente? Questi sono solo alcuni degli interrogativi ai quali Giovanni Ziccardi (Università degli Studi di Milano) ha tentato di dare risposta.
È sotto gli occhi di tutti, secondo l'avvocato e scrittore, il crescente livello di odio perpretato sia da comuni cittadini che da personaggi pubblici i quali, al posto di mitigare il dibattito (che frequentemente coinvolge gruppi di minoranza), spesso vi partecipano. Definiti pertanto l'odio e le espressioni di odio, Ziccardi, autore del volume "L'odio online" ha valutato sia la posizione europeista che quella statunitense, per quanto concerne la normativa che regola gli hate spech online. Infatti, mentre il vecchio continente risulta essere totalmente intollerante nei confronti dell'incitazione all'odio e delle aggressioni (virtuali e non), gli USA le vedono come un diritto del cittadino, come sancito dal primo emendamento.
Ziccardi perciò ha tentato di trovare una soluzione all'annoso problema. Ammesso che il Web non possa essere controllato poliziescamente e che, almeno al momento, giornalisti, mass-media, politici e attivisti non siano interessati a coprire nuovamente il loro ruolo mitigatore, non resta che sperare nell'implementazione di algoritmi informatici che possano mappare gli hate-speech, permettendo anche di prevenirli.
Giovanni Giaccio