Le notizie del mondo sempre connesso

Lee Rainie, direttore del Pew Reasearch Center’s Internet & American Life Project, propone un interessantissimo approfondimento circa il mondo della fruizione delle informazioni del popolo americano, una cultura che si è sempre basata sullo sviluppo tecnologico e sulla diversificazione di fonti. Le notizie del mondo sempre connesso è un workshop che mira a formare gli europei, estranei ancora a moltissime dinamiche, e a far esplorare i corretti utilizzi da parte di tutti e i mille modi di ricezione delle notizie.

“Dai media tradizionali alla multimedialità del web 2.0” sembra essere lo slogan del discorso del ricercatore americano. “In America chi vuole dare una realtà seria di quello che pensa la gente nel proprio articolo deve andare a ricercare dove le persone parlano ed esprimono i loro pensieri. Ad esempio i Democratici avranno discussioni più su Facebook o in altri canali mentre i Repubblicani sono più radicati su Twitter. Ci si basa su diverse fonti informative in base a cosa vogliamo sapere: giornali, internet radio. Se analizziamo le età delle persone che utilizzano le fonti, i giovani rendono internet una fonte potenzialmente incredibile per il futuro. Le aziende si stanno muovendo e si passerà da quelle storiche a nuove che non hanno limiti di creatività”.

Se da una parte Raine sottolinea come viene correttamente usato il web, c’è un rovescio della medaglia che ancora va studiato: la verifica di determinate notizie. “Se noi scriviamo a qualcuno su Twitter che ha dato una particolare notizia, abbiamo solo il 25 per cento di possibilità di avere un Feedback perché quell’utente ha l’arbitrio di scegliere o meno se rispondere”.

Il consumo che l’America fa si concentra anche sui mainstream media per verificare una notizia e anche verificare i diversi i modi e dimensioni in cui le notizie vengono diffuse. Le fonti informative, nell’ideale comune americano, portano avanti le scommesse dei potenti, quindi anch’esse devono essere analizzate bene perché spingono gli utenti a chiedere ad amici la veridicità di una notizia per poi essere rimandati ad altre piattaforme. “Ammettendo anche l’esistenza di errori, le agenzie pubblica sono spesso report di responsabilità e in questo caso gli utenti si mostrano accondiscendenti verso questo tipo di agenzie”. Reine, però, non sa dire al giorno d’oggi se ci sia un futuro per la comunicazione tradizionale come la televisione: “Ci sono broadcast che possono ancora avere un ruolo ma corrono il rischio di specializzarsi. In tal caso perdere la loro generalità sarebbe fatale”. Le grandi testate stanno facendo un reset per avere una copertura maggiore su tutte le notizie. Ma per quelle estere ci si basa più sulle agenzie invece di avere dei corrispondenti. “Abbiamo una copertura ridotta della stampa americana sulla politica estera perché le agenzie si occupano più di guerra e fatti che hanno una correlazione con l’America. I giornali non inviano dei corrispondenti in questi posti perché superflui. Si cerca di dare più importanza a ciò che accade all’interno”. In America i reporter lavorano duramente e si dibattono con i ruoli che nascono dal giornalismo on line. “Il miglior giornalismo è quello fatto da storie ben raccontate e informazioni utili e comprensibili. Il miglior giornalismo, in qualsiasi canale esso sia diffuso, richiede una buona copertura e una forte ricchezza di fonti e multimedialità. Questo deve essere il principio di tutto il nostro mestiere nell’era 2.0, sempre, andando oltre i discorsi delle competenze tecnologiche e dello sviluppo dei mezzi”.

Daniele Palumbo