Le teorie del complotto: come e perché si formano e come fare a smontarle

Hotel Sangallo, ore 17.00

Pseudo-complotti, cospirazioni di ogni genere, congiure più o meno fantasiose, sono ormai all’ordine del giorno, grazie anche alle maggiori possibilità di diffusione garantite dalla platea dei social network. Teorie del complotto che servono a dare una chiave di lettura semplice, ma spesso fuorviante, ad eventi complessi e che è sempre più difficile riconoscere come veri o falsi. Paolo Attivissimo, famoso blogger, giornalista scientifico e cacciatore di bufale ha spiegato come fare per difendersi da queste fantasiose, ma allo stesso tempo pericolose, teorie del complotto: “Pensate all’11 settembre e alle diverse teorie complottistiche come quella dell’allarme dato un giorno prima agli ebrei; una balla che circola ancora perché fa colpo, perché soddisfa i pregiudizi, i desideri e ci piace promuoverla perché è una buona storiella, semplice e gratificante per il mio ego che pensa di avere più informazioni degli altri”.

Per riconoscerle è importante fare una selezione critica delle notizie, analizzarle, risalire alle fonti e porsi le domande giuste: “Quando un complotto è vero, alla fine salterà fuori. I grandi segreti, gli ordini mondiali, il mancato sbarco sulla luna sono facili da smontare proprio perché un complotto per essere tale devi farlo bene e non avere soluzioni troppo semplici. Altro metodo, poi, è quello del pasticcione: in un finto complotto c’è sempre il cospiratore pasticcione che lascia tracce fin troppo evidenti”. Il blogger smaschera bufale continua: “Quando ti trovi dall’altra parte della barricata per dimostrare le incongruenze delle teorie del complotto, il sostenitore ti accuserà sempre di essere un connivente. Il problema è che una montagna di merda è più facile da generare che da ripulire e poi la puzza rimarrà sempre”.

Anche i giornalisti Gaia Fedi e Andrea Boda, sono intervenuti per raccontare come anche i media mainstream spesso caschino e alimentino le bufale e le teorie del complotto: “In teoria sono antitetiche con il giornalismo, ma è più semplice aderire a tali teorie che esercitare un sano scetticismo. E’ la vecchia regola del capro espiatorio che ci solleva dal controllo delle informazioni, delle verifica e della selezione delle fonti”. La Fedi continua: “Le teorie del complotto sono spesso legate alla cattiva informazione con la conseguente radicalzizzaizone delle posizioni. E’ l’effetto patologico dell’information overload a cui non dobbiamo cedere, diventando pigri e pretendendo risposte semplici e immediate”.

Fabio Marcarelli