Quanto sport c'è nel giornalismo? La domanda è letterale. Cioè quanti giornali parlano di sport? È questa riflessione che ha dato vita al dibattito dal tema "L'epica minore dello sport: Brocchi, Gregari, Perdenti". L'incontro si è tenuto nella sala del dottorato nell'ambito della nona edizione del Festival internazionale del Giornalismo di Perugia. Ad aprire i lavori Angelo Carotenuto de "La Repubblica" che ha raccontato come "il quotidiano nasce privo di pagine sportive". "In seguito - aggiunge - lo fa con un taglio innovativo, cercando il racconto. Ora che è cambiato il giornalismo sportivo e si ha la diretta su tutto, i giornali si chiedono: "e noi che facciamo?". Le pay tv hanno il dominio di gran parte del calcio odierno così come una volta il dominio del calcio italiano era del commissario tecnico della nazionale, Vittorio Pozzo. Oggi è impossibile avere un rapporto di intimità con i giocatori, come avveniva in passato. Anche se a noi sembra di vedere meglio il calcio, lo vediamo da più lontano rispetto al passato". "I bei tempi non sono mai esistiti". Così Christiano Presutti, co-fondatore Fútbologia che afferma che "sullo sport sono sempre stati fatti investimenti di grande portata. Già in passato anche nel calcio c'era il malaffare. Noi di Futblogia diciamo: no al calcio moderno, sì al calcio romantico. Il calcio romantico non è mai esistito: il doping, le scommesse, la sudditanza degli arbitri. Il racconto sportivo è uno delle possibili chiavi di lettura di un Paese. La mia parola chiave è "pacificazione": non mi interessano racconti che Hanno per tema la pacificazione. Negli ultimi venti anni abbiamo assistito ad una forma di potere lussuosa che ostentava la ricchezza. Negli anni novanta questi eventi di potere, come il G8, si schiantarono, come avvenne a Genova. Ora queste conferenze avvengono ancora ma in località segrete e senza ostentare la ricchezza che ha dato adito a manifestazioni contrarie. Così il calcio sembra rimanere l'unica manifestazione pubblica di pacificazione. Perché il Brasile nel mese del mondiale sembrava un paese pacificato? Abbiamo visto poche immagini esterne perché? Perché i grandi eventi sportivi nel mondo sono oggi l'equivalente delle grandi opere in Italia. Sono le manifestazioni di grandi forme di domini politici ed economici. Poche cose hanno la stessa penetrazione sociale che ha il calcio nel mondo. Quello che a me interessa è calare campione e squadra dentro un quadro sociale che deve fornire tutti i chiaroscuri della società".
"Ogni singola storia - afferma lo scrittore Wu Ming 3 - ha con se un contorno che deve essere raccontato. La storia deve essere raccontata nel suo contesto per essere ancora più chiaro. L'archetipo di questo tipo di storia è il figlio di Gheddafi, ha fatto 4 stagioni in serie A per interessi economici del padre che pagava le squadre italiane".
Giorgio Porrà di Sky Italia constata come "il racconto televisivo esaurisce tutto e quindi i giornalisti della carta stampata hanno migliorato la loro qualità, approfondendo e raccontando" mentre gli fa eco Giorgio Piras, Tg3: "A noi sta la responsabilità di trovare la bellezza del racconto. Dobbiamo raccontare agli stessi attori a quanto è bello quello che stanno facendo".
Andrea Cassisi