L’Huffington Post Italia

Sala del Dottorato, ore 15.30

A poco più di sette mesi dall’apertura della redazione italiana, Lucia Annunziata e Gianni del Vecchio (direttore e vicedirettore) hanno presentato la piattaforma fondata nel 2005 da Arianna HuffingtonKenneth LererJonah Peretti.
Come e chi lavora all’intero e per la redazione italiana?
«Non aveva senso andare a prendere giornalisti della carta stampata  - ha chiarito subito Annunziata - perché l’Huffington post è un’altra cosa. Stefano Baldini, per esempio, è un ingegnere, ed è curioso pensare che nella mia vita mi siano sempre capitati ingegneri “vittime” del loro mestiere. Noi abbiamo in gestione circa 350 blog, ma non sono blog per giornalisti. Noi abbiamo editorialisti, commentatori. Il blogger è una figura, il giornalista un’altra.  Oltre a Baldini, un nuovo acquisto per noi è Flavio Bini. È arrivato in redazione con una borsa di studio, e quando è scaduto il termine abbiamo deciso di investire su di lui. Cercavamo un quadro economico, pensiamo che lui si possa formare qui. È contrattualizzato: quello che cerchiamo di fare è rispettare gli standard e le regole della professione. La maggior parte delle persone che lavorano da noi hanno meno di 40 anni: guardiamo al futuro».
«Potremmo definire l’Huffington post – ha spiegato Baldini -un “quotidiano in real time”. È un peccato che qui in Italia internet sia visto come un fratello minore degli altri mezzi di comunicazione, del giornalismo. In realtà internet è solo uno strumento, come lo è la carta. Purtroppo un altro difetto che ha l’Italia è che  non c’è una ferrea distinzione tra fatti e commenti, mentre nel nostro format è una regola. Una separazione ferrea. In America c’è chi parla di “chatting class” ovvero chiacchiericcio, mentre in Italia c’è la tendenza a parlare a sproposito, senza averne le competenze. Per fortuna, qui non è così. Ed anche tra la “gente comune” ci sono delle persone che stanno diventando delle vere e proprie voci, come rappresentanti di associazioni di categoria, di istituzioni, del mondo cattolico e così via».
Flavio Bini è giovanissimo. 25 anni, dopo il master alla scuola di giornalismo Walter Tobagi di Milano, ha fatto uno stage a Repubblica e poi ha ottenuto una borsa di studio per l’Huffington Post.
«Lavorare all’Huffington Post – ha detto Bini - è come avere le chiavi di una Ferrari. Ti dicono, accendi il motore e vai. In realtà sotto c’è una macchina incredibile, una piattaforma complessa, particolareggiata che funziona nello stesso modo per tutti i Paesi in cui è stata “installata” E questo è un progetto incredibile. Un altro dei punti forti della piattaforma è che, davvero, può essere considerato un quotidiano in real time. Alla sera, quando chiudiamo intorno alle 20 o alle 21, sul sito dell’Huffington si può leggere davvero tutto quello che è successo durante la giornata».
Internet, web, real time, blog: parole straniere, ma sempre declinate secondo le regole della professione.  «L’Huffington Post Italia – ha concluso Annunziata - non funziona solo con gli “assunti”, ci sono anche i collaboratori. Tutte persone specializzate, che hanno una precisa competenza. Anche io ho fatto la mia gavetta e anni di giornalismo in redazione. Non ho dimenticato come si fa questo mestiere: ancora oggi verifico sempre tutte le fonti. Alla fine il web non è altro che l’evoluzione del giornalismo tradizionale, ma le regole della professione restano quelle. L’unica vera, grande differenza, è che sì il maggior azionista del gruppo è americano e quindi può anche accusarci di avere un padrone “a stelle e strisce”. Io rispondo che è vero, ma è altresì vero che questo ci permette di non avere un padrone qui in Italia».

Selvaggia Bovani