L’importanza dei vaccini. Come superare disinformazione e paure

Questa mattina, domenica 9 aprile, a mezzogiorno in Sala dei Notari, si è svolto il panel “L’importanza dei vaccini. Come superare disinformazione e paure”. Insieme al giornalista Riccardo Iacona (Presadiretta, Rai3) sono intervenuti Roberto Burioni dell’Università Vita-Salute San Raffaele di Milano e Andrea Grignolio dell’Università La Sapienza di Roma. Temi centrali del dibattito sono stati la disinformazione, la diffidenza, le paure e le bufale riguardo ai vaccini. Nell’occasione sono stati presentati i libri di Burioni e Grignolio proprio su questi temi di stringente attualità: “Il vaccino non è un’opinione” e “Chi ha paura dei vaccini?”. Nell’introdurre i due esperti, Iacona ha parlato della propria esperienza personale a riguardo: «Sono stato nel terzo e nel quarto mondo e lì non se lo pongono proprio il problema dei vaccini, sperano solo in un miracolo. Questo problema ce lo poniamo solo nel primo mondo». «Chi ha visto un bambino morire di difterite - racconta Burioni - non se lo pone più il problema dei vaccini, si vaccina e basta». Andrea Grignolio ha illustrato la diversa percezione che in Italia si ha - e che varia da regione a regione - sul tema della vaccinazione: «In Emilia Romagna, per esempio - spiega Grignolio - c’è un’altissima percentuale di antivaccinisti, ma il dato interessante è capire chi sono queste persone: famiglie benestanti con livello medio-alto di istruzione. Soprattutto genitori, che si informano principalmente sul web». Così la discussione si è spostata sulle bufale che circolano in rete riguardo a un tema così delicato. «Un sovraccarico di informazioni è deleterio - continua Grignolio - perché leggendo molto, come spesso accade, si possono leggere anche molte cose sbagliate. Il 50% dei siti che si trovano su internet è contrario alla vaccinazione, mentre sui social sfioriamo l’80%». Riccardo Icona si è rivolto ad Andrea Grignolio, chiedendogli se fosse vero il riaffermarsi di un’idea di stato di natura: «senza dubbio negli ultimi anni è venuta fuori una moda naturista - ha risposto il professore de La Sapienza - una tendenza a vedere la natura come buona e tutto ciò che viene dalla chimica come dannoso». «Da questo deriva un meccanismo mentale - ha puntualizzato Burioni - chiamato “ritorno di fiamma”, molto presente in persone che sostengono teorie del complotto, per cui se questa persone vengono sfidate a cambiare idea si chiudono ancora di più nelle loro posizioni, formando una setta». Per il professor Burioni chi non si vaccina compie un atto di irresponsabilità sociale, paragonato alla guida in stato di ebbrezza: «Chi non si vaccina fa una cosa molto diversa da chi non si cura o chi mangia in modo bizzarro, perché danneggia anche gli altri. Non vaccinarsi è un atto irresponsabile, come guidare ubriachi». È stato affrontato anche il tema drammatico dei genitori di figli ammalati che, per disperazione e comprensiva debolezza, cedono alle parole di tutti quelli che Roberto Burioni ha definito «cialtroni e delinquenti, che arrivano con una cura miracolosa, approfittando del momento di debolezza del genitore che molto spesso rischia di cadere in errore». Per ultima, ma non meno importante, la questione della competenza di chi viene invitato in televisione o intervistato per parlare di vaccini. «Non si può fare par condicio sulla scienza e sulla medicina, perché in molti casi si dà la stessa credibilità ad un medico competente e a Red Ronnie, per esempio», ha detto Riccardo Iacona. In chiusura, Roberto Burioni ha difeso fortemente le ragioni delle teorie scientifiche e della medicina in generale: «Le teorie scientifiche, come quelle sui vaccini, non si possono negare - ha detto il professore - è come negare la forza di gravità: la verità scientifica non prevede dibattito. I medici che raccontano bugie dovrebbero essere immediatamente radiati, perché la scienza ha una sua forza e una sua autorità che vanno rispettate. Quindi io non mi metto a discutere con certi soggetti - ha dichiarato Burioni - perché farei perdere alla scienza la sua autorità».

Nicola Brandini