Lo scandalo “Der Spiegel” e la maledizione dello storytelling

Venerdì 5 aprile nella Sala Brugnoli presso Palazzo Cesaroni si è svolto l’incontro con Jeff Jarvis, professore di Journalism Innovation del Craig Newmark Graduate School of Journalism a New York, Swantje Dake, digital editor di Stuttgarter Zeitung e Stuttgarter Nachrichten, Tanit Koch, editor-in-chief Central Newsroom RTL e Jay Rosen, professore all’Istituto di Giornalismo Arthur L. Carter a New York.
Partendo dall’articolo di Jeff Jarvis “The Spiegel scandal and the seduction” i quattro professionisti discutono riguardo l’arte dello storytelling messa in atto dai giornalisti. Jarvis introduce l’incontro dicendo che, nel momento in cui si raccontano le storie, subentra l’ego dello scrittore. Colui che decide chi prende le parti del cattivo e chi del buono, controlla la storia e la mette a confronto con i propri pregiudizi ed opinioni. Il professore ritiene che i giornalisti abbiano il compito di ascoltare piuttosto che di narrare, ascoltare in cerca della verità con il fine di informare i lettori sul fatto che si sta riportando.
Secondo gli esperti la storia non è l’unità atomica del giornalismo, le unità atomiche del giornalismo sono la cronaca, la discussione dei fatti e l’impatto sociale che essi hanno. La professione del giornalista dovrebbe incentrarsi sull’indagine anziché sullo storytelling che è fonte di corruzione dei lettori e li conduce a favorire il dramma in tutti i suoi dettagli piuttosto che la verità. Gli scandali come quello di Spiegel derivano da delle ricerche il cui punto di partenza è stata la narrazione con la conseguente ricerca di casi emblematici a riguardo, mentre dovrebbe avvenire esattamente l’opposto, ovvero bisognerebbe partire da un fatto di cronaca attorno al quale sviluppare la narrazione.
L’essere narratori oltre che giornalisti ha assunto un prestigio culturale che porta molti giornalisti a raccontare storie, perdendo di vista la missione del giornalismo ovvero quella di informare. Concludendo l’incontro si consiglia di lavorare in team, in modo tale da aver maggior controllo sulla veridicità delle fonti e di trovare la giusta misura tra lo storytelling e l’informazione. Infatti, è necessario reperire i fatti tramite una forma narrativa che attiri il lettore, ma allo stesso tempo bisogna ricordare che la narrazione, specialmente quella prolissa, non garantisce la chiarezza dell’informazione che si vuole trasmettere agli interlocutori.

Elena Gandolfo – Volontaria del Press Office IJF19