Una grande possibilità per il giornalismo e non solo, è rappresentata dagli strumenti OSINT, acronimo di Open source intelligence. L’uso di questi tipi di indagini apre a un nuovo modo di verifica e attendibilità delle fonti e delle informazioni all’interno del marasma virtuale. Si tratta di ricerche sulle fonti aperte in maniera del tutto legale.
Paolo Giardini, direttore OPSI, ha illustrato, in Sala Priori, metodi per un’ampia gamma di ricerche: informazioni su persone, aziende, di tipo economico o militari non classificate. Il warm Koobface, che impazzava su Facebook, è stato debellato grazie a una ricerca OSINT, ma questo è solo uno dei possibili usi.
Ognuno può trasformarsi in un detective, individuando le connessioni tra le informazioni e il gioco è fatto. Motori di ricerca, chat, blog, Social network sono solo alcune delle possibili fonti da cui attingere. La differenza fondamentale tra l’intelligence classica e gli strumenti OSINT è essenzialmente una: se la prima raccoglieva indistintamente ogni tipo di informazione, l’Open Source Intelligent risponde a una domanda specifica. Si parte, quindi, da un obiettivo e si può scavare fino a scoprire dettagli sempre più specifici ed inimmaginabili.
Facebook e Twitter Search sono solo alcuni degli strumenti. La nuova frontiera degli OSINT rappresenta un terreno di caccia fertile che sfocia anche nel Deep Web. E’ facile immaginare la mole delle informazioni che si possono trovare. L’analisi delle foto attraverso questo sitema di ricerca è un altro ambito da esplorare. Attraverso dei metadati, tra cui gli EXIF, è possibile, oltra alla verifica dell’attendibilità delle immagini, ottenere informazioni che vanno dall’ora esatta dello scatto fino al tipo di telecamera usata. Non solo: effettuando una ricerca inversa, per immagini, la quantità e il tipo di informazioni può sorprendere. Ci son mlo dei siti e piattaforme specifici per questo tipo di ricerche, tra i quali Foca per i documenti, Creepy per la geolocalizzazione o Tineye.com.
Il mondo degli OSINT, dunque, può diventare un valido strumento per il giornalismo, ma occhio a non diventarne vittime.
Alina Dambrosio