Perugia, 27 Aprile 2013 – Alla Sala dei Notari è andata in scena la presentazione del libro “Il corpo umano” di Paolo Giordano, condotto da Lucia Annunziata. Si è trattato di un'intervista molto ampia in cui la Annunziata e Giordano hanno parlato più dei temi generali che ruotano intorno alla guerra e sulla vita personale dello scrittore che del libro stesso, con pochissimi riferimenti alla storia narrata nelle pagine del romanzo. Lucia Annunziata ha voluto introdurre lo scrittore chiedendogli le motivazioni che lo hanno spinto a scrivere e parlare di guerra in quest'ultimo lavoro. Il dibattito, a partire da questa domanda, è stato molto ampio. Giordano ha spiegato come, secondo lui, la guerra non è qualcosa di lontano per ognuno di noi ma un'esperienza che viviamo ogni giorno in ogni istante nei conflitti quotidiani tra le persone, in famiglia, nella vita quotidiana. Da questa prospettiva, quindi, la guerra diventa una sorta di valvola di sfogo, un qualcosa in grado di farti tornare a uno stato quasi animalesco, facendoti così trovare il proprio io. La Annunziata ha incalzato lo scrittore facendo sì che potesse parlare ampiamente delle proprie emozioni, senza che Giordano si lasciasse “intimorire” dalle domande. Animato il dibattito nella parte centrale dell'incontro, con battute sarcastiche tra i due e atmosfera “leggera” nonostante i temi caldi. La giornalista ha spiegato come, secondo lei, si trattasse di un libro scritto da un uomo per uomini, apostrofandolo ironicamente come una storia di “spogliatoi calcistici”, e lo scrittore, in tutta risposta, ha parlato di un altro dei motivi che lo hanno ispirato nella redazione del romanzo: la costante ricerca del vero uomo. Il vero uomo, quindi, è colui che si prende cura degli altri, secondo quanto scoperto nell'esperienza militare e nel viaggio introspettivo dell'autore durante la stesura del libro. Due i viaggi di Giordano in Afghanistan, entrambi durati all'incirca dieci giorni e avvenuti a distanza di un anno l'uno dall'altro. Tutt'e due le volte, ha raccontato lo scrittore, la nostalgia di lasciare quel luogo “vero” gli ha dato uno stimolo in più nel proseguimento di questo progetto. Tanti personaggi, tutti “un po' stereotipati”, secondo quanto spiega lo stesso Giordano, e tutti parte di lui, in alcuni tratti del carattere. È uno solo, invece, il personaggio femminile presente, come sottolineato da Lucia Annunziata con altre battute sarcastiche. Personaggio emblema del passato, quasi mistico secondo i due. Attraverso il romanzo, quindi, Giordano ha cercato parte di sé, immedesimandosi anche in personaggi che non ritiene vicini al proprio carattere, e lo ha fatto, secondo la Annunziata, in ottimo modo nell'analisi della guerra come bizzarria, nel racconto di quei momenti surreali che precedono attacchi e guerriglie e, quindi, precedono la morte. Si parla, sì, de “Il corpo umano”, ma il viaggio di chi scrive va molto oltre il corpo, analizzando emozioni e sentimenti di chi vive al limite, in pericolo e sul filo sottile che separa vita e morte.
Giuseppe Fontana