Un workshop per illustrare come fare un’eccellente e completa copertura mediatica degli eventi in corso con l’utilizzo di uno smartphone o un tablet, un confronto utile per giornalisti freelance o inviati in loco o anche per cittadini comuni. Ne parla un giornalista freelance, GuyDegen, australiano che vive in Germania, che realizza servizi per emittenti internazionali e plasma contenuti multimediali da caricare su diverse piattaforme: il proprio blog, i principali social network come Twitter e Facebook.
Fare news reporting mobile non è più considerato un settore di nicchia ed è ormai diffusa la possibilità di produrre contenuti digitali di alta qualità con dispositivi mobili come cellulari e smartphone per creare storie e produrre informazione e comunicazione. Diventa necessario - in particolare per gli addetti ai lavori del giornalismo - tenersi al passo con gli aggiornamenti multimediali.
Il videomaker Guy Degen ha spiegato come il livestreaming con il proprio cellulare abbia esteso la partecipazione attiva degli utenti e dei cittadini contribuendo così alla diffusione del giornalismo partecipativo o citizenjournalism. Questa disciplina non è ordinata da regole scritte piuttosto è considerata una materia in continua evoluzione e sperimentazione poiché gli aggiornamenti delle tecnologie legate ai cellulari sono costantemente in miglioramento.
Il workshop si è articolato prima di tutto nella spiegazione di alcune funzionalità degli smartphone necessari al buon utilizzo mobile del dispositivo in previsione di una immediata condivisione dei contenuti in Rete. Degen ha chiarito quanto sia importante regolare le impostazioni di APN, rendere pratico l’uso delle email, e ha consigliato l’utilizzo della modalità aerea durante le riprese video/foto.
Procedendo con i lavori del laboratorio il videomaker si è concentrato sulla importanza delle applicazioni di utilizzo comune come Skype, Opera Mini, Dropbox, Google, i vari Social Media, Evernote, Storify e infine ha raggruppato un limitato numero di applicazioni dedicate al lavoro del giornalista in contatto con la propria testata se si tratta di inviato e in contatto diretto con le proprie piattaforme online se si tratta di un giornalista freelance. Le applicazioni a supporto del reporter sono ovviamente moltissime ma ne sono state analizzate solo alcune esemplificative come Audioboo (registrazione audio con possibilità di aggiunta foto, titolo, tag e posizione geografica); SoundCloud (diffuso strumento di editoria audio); Photoshop (lavoro di modifica su foto); Snapseed (strumento di editoria foto che ricorda il lavoro in camera oscura); Bambuser (registrazione video e aggiunta di titolo, tag); Hokusai (strumento di editoria multipista che ha ottime funzione di condivisione); FiRe (registrazioni audio con il supporto di accessori come microfono esterno); FiLMiC Pro (per filmmaker perché permette di avere un maggiore controllo su video e registrare in alta qualità).
La struttura del workshop ha poi permesso di introdurre la dimostrazione dei cosiddetti flussi di lavoro –workflow - ossia linee guida utili a dare un senso ai contenuti multimediali e quindi al proprio lavoro e ai propri obiettivi. Sono le famose sei P. che stanno per Purpose vale a dire individuare, qualunque sia il contenuto, il proposito del materiale prodotto; Plan, è necessario avere un piano che ci guidi a capire elementi essenziali, attrezzature, accessori e piattaforme; Producing ossia in che modo si produce e si consiglia sempre in maniera semplice e breve; Publishing, è la pubblicazione che necessita di wi-fi, rete 3G, comprimere prima di esportare sulla Rete; Cross-posting ossia postare in maniera incrociata tra i diversi supporti multimediali; Positioning è il posizionamento e riconoscimento geografico.
Il workshop ha voluto illustrare alcuni consigli utili di natura pratica ai giornalisti che si occupano di reportage e che devono comunicare e lavorare in maniera sinergica con i propri redattori in sede i quali devono sapere cosa poter chiedere ai propri operatori in campo.
Maria Giovanna Ragazzo