MANNING E GLI ALTRI: TRADITORI, SPIE O EROI? MEDIA REPORTING E WHISTLEBLOWING

Di cosa parliamo quando parliamo di whistleblowing? Perché è così importante negli ultimi anni? Queste le domande centrali da cui parte l'incontro di questa mattina "Manning e gli altri: traditori, spie o eroi?", un tema quanto mai discusso dopo le ultime rivelazioni di Edward Snowden tramite Wikileaks. Ma se Snowden è riuscito ad essere latitante prima di essere catturato, è andata diversamente per Chelsea Manning, giovane soldato whistleblower condannato a 35 anni per aver passato documenti militari segreti alla stampa. Sterminio in Afghanistan, abuso sui bambini da parte dei militari, Guantanamo: per aver detto questo e molto altro Manning sta scontando la sua pena, la voce della verità che viene punita mettendola a tacere. A denunciare la condizione del soldato americano è Alexa O'Brien, giornalista investigativa che ha seguito il processo da vicino. "Manning ci ha regalato la sua vita per mettere la verità al servizio di tutti", afferma la O'Brien.
"Il grado di coraggio che espone sé stessi a dire come veniamo sorvegliati è una grande prova di umanità. Io sono stata una spia ai tempi della MI5 (Military Intelligence britannica) quando lavoravo specialmente sul terrorismo irlandese e internazionale. Ho visto tante cose brutte. Insieme ad un mio collega ci siamo licenziati e abbiamo parlato". Prende cosi la parola Annie Machon, direttrice di The Courage Foundation, una delle prime whistleblower. La Machon indirizza il suo intervento sull'importanza dell'anonimato delle fonti ai giorni nostri. Dopo le rivelazioni di Snowden si ha consapevolezza che siamo sottoposti ad una sorveglianza impari alla quale non può sfuggire nessuno, quindi il whistleblower acquista cosi un'importanza primaria in quanto portatore di verità inaccessibili in altri modi.
A parlare invece della questione delle rivelazioni in senso stretto è Ben Wizner per conto dell'American Civil Liberties Union, un'organizzazione non governativa orientata a difendere i diritti divili e libertà individuali negli Stati Uniti. Noto per essere l'avvocato di Edward Snowden, sostiene che "abbiamo bisogno di avere un modo più delinato per capire di che grado siano le informazioni date alla stampa. Spesso possono essere 'semplici' fughe di notizie. Non dobbiamo trattare tutti i leak allo stesso modo, abbiamo bisogno di distinguere".
Il contributo sulla situazione italiana lo fornisce Antonella Napolitano, direttrice della comunicazione della Coalizione Italiana Libertà e Diritti Civili. "In Italia non c'è una parola che traduce whistleblowing. Ci sono persone però in italia, non al pari di Snowden e Manning certo, che vogliono denunciare la corruzione o una gestione corrotta della cosa pubblica e che spesso sono isolate e minacciate". "Anche quelle persone", conclude la Napolitano a fine incontro, "mettono in pericolo serio la loro vita. Expo e Mafia Capitale sono solo alcuni esempi di casi di cui veniamo a conoscenza una volta al mese almeno".

Valeria Vinzani