Media e potere in America Latina oggi

Hotel Brufani, Sala Raffaello

12:00 -13:00

La relazione tra giornalismo e potere politico ed economico è stato al centro del dibattito “Media e potere in America Latina oggi”, tenutosi venerdì 2 Maggio presso la Sala Raffaello dell’Hotel Brufani. A moderare l’incontro: Omero Ciai, giornalista di La Repubblica, che si occupa del Sud America da diversi anni. La prima testimonianza riportata durante la discussione è stata quella di Roberto Sapag, direttore della testata cilena Diario Financiero. In Cile, sostiene il giornalista, la situazione è quasi ottimale rispetto a Paesi come Venezuela e Argentina e a confermarlo è il barometro di accesso all’informazione, cioè il parametro che stabilisce la facilità con cui un giornalista riesca o meno a ottenere delle informazioni dalle istituzioni. Inoltre, in Cile è stata approvata una legge sulla trasparenza che fornisce informazioni e dati (anche riservati) ai media. Un dato interessante riportato dal relatore cileno è quello che riguarda l’ampliamento del cosiddetto oligopolio dei media grazie ai giornali indipendenti e ai bassi costi dei mezzi digitali, favoriti in particolar modo dalla crescita del 5 % negli ultimi 30 anni. Se però tra la stampa e le istituzioni politiche non esistono veri e propri scontri, una situazione diversa riguarda gli attriti tra gli inserzionisti, che sostengono finanziariamente le testate, e i giornalisti: un rapporto conflittuale che spesso si conclude con il ritiro delle pubblicità dalle riviste stesse.

Una situazione diversa è quella prospettata da Fernando González, direttore della testata El Cronista. In Argentina, infatti, il rapporto tra media e potere è fortemente in crisi sotto tutti i punti di vista. Questo accade sia a causa del forte individualismo presente nel Paese, ma anche e soprattutto per gli atteggiamenti paranoici, come li definisce González, degli uomini politici. L’idea diffusa infatti è che la stampa abbia il potere di insediare e scacciare i Presidenti e questo porta a un continuo attacco nei confronti del giornalismo, tale da arrivare a violare la libertà di espressione. Si è arrivati in Argentina a parlare di giornalismo militante, un concetto molto forte e risalente agli anni Settanta, e ad appendere manifesti nelle piazze con i volti delle firme più attaccate del Paese. Nonostante ciò, il popolo argentino predilige la stampa indipendente e critica invece quella ufficiale. Un ulteriore problema è la mancanza di equilibrio e onestà nel giudizio che spesso caratterizza molte redazioni. Infatti, secondo il direttore di El Cronista, l’obiettivo da porsi deve essere quello di “un giornalismo migliore su tutte le piattaforme perché ciò che prevale alla fine è lo sguardo critico, intelligente, onesto” delle redazioni.

L’intervento di Ricardo Avila, direttore della testata Portafolio, si concentra invece sul rapporto tra i media e il potere politico, economico e oscuro in America Latina, basandosi sul rapporto dell’Organizzazione degli Stati Americani. Da un punto di vista politico, il Sud America ha spesso dovuto affrontare censure, intimidazioni e intercettazioni illegali: la chiusura di alcune emittenti radiofoniche in Venezuela è un caso emblematico. Da un punto di vista economico, la tendenza alla concentrazione del potere nelle mani di poche famiglie e pochi gruppi è estremamente forte e pericolosa per la libertà di stampa. Per quanto riguarda invece gli interessi oscuri, uno dei dati più inquietanti è quello che riguarda gli omicidi in America Latina: 1/3 degli assassinii in tutto il mondo avviene proprio nel Sud dell’America e nel 2013 sono stati uccisi 18 giornalisti. Questo fa capire quanto fare informazione sia ancora soggetta a fortissimi rischi, come spiega bene Ricardo Avila.

A raccontare la situazione brasiliana invece interviene Catherine Vieira del Valor Económico. Dopo 20 anni di dittatura militare, la questione della libertà di stampa e di espressione è considerata realmente molto importante e qualunque forma di regolamentazione fa discutere. Il Brasile, ad ogni modo, è una società che sta cambiando sotto tutti i punti di vista, specialmente quello economico: ad esempio, la percentuale di poveri in Brasile si è ridotta rispetto agli anni passati da un 49% al 28%. Per quanto riguarda il web, invece, l’unico problema è il rapporto tra audience e pertinenza: spesso se cresce un fattore diminuisce l’altro.

La Dottoressa Antonella Mori dell’Università Bocconi ha spiegato invece le indicazioni fornite dal Wold Press Freedom Index, da cui si può evincere quanto sia forte il rapporto tra distribuzione del reddito e libertà di stampa. Nonostante le dichiarazioni di Gonzalez e Sapag, l’indice considerato sostiene che in Argentina ci sia maggiore libertàdi espressione. L’esistenza del conflitto tra giornalisti, cui ha accennato il direttore di El Cronista, non è, a detta della Professoressa Mori, un elemento negativo quanto invece lo stimolo a una maggiore libertà nella comunicazione. A ciò risponde lo stesso Gonzalez sostenendo che in Argentina è difficile fidarsi delle statistiche ufficiali in quanto per i giornalisti è impossibile accedere ai dati reali.

Ciò che si evince dal dibattito di oggi è dunque quel tentativo delle testate di capire come sostenere economicamente le redazioni sul web e come mantenere saldi i principi del giornalismo a prescindere dalla piattaforma. Un impegno importante, dunque, che si ripromette di porre come punto di partenza una più equa distribuzione delle notizie e delle informazioni.

Alessandra Vescio

@alessandraves