“Dani Alves è diventato un simbolo. Il capo dei Clippers di basket è stato sospeso a vita. Chi mi ha insultato è ancora in Parlamento”. Cécile Kyenge, ex ministro per l’integrazione ha voluto lanciare questo messaggio forte, in occasione dell’incontro sul tema “Migrazione, integrazione, diversità nei media”, organizzato nell’interno dell’VIII Festival internazionale del Giornalismo, a Perugia. “L’Italia ha ancora bisogno di costruire un suo modello d’integrazione. Se c’è qualcosa che rimpiango nella mia esperienza di governo è di non aver avuto forza e fondi a sufficienza per far passare questo concetto”. Non tutti – ha ammesso la Kyenge - all’interno del Governo Letta concordavano con le sue proposte. “Sono convinta che integrazione non debba significare necessariamente assimilazione. Su questi temi, occorre superare un approccio incentrato unicamente su una prospettiva ‘sicuritaria’”.
L’incontro di Perugia, moderato dal giornalista-attivista camerunense Jean Claude Mbede Fouda, è stata l’occasione per presentare il volume “Ho sognato una strada. Diritti per tutti”, dato alle stampe dalla Kyenge negli stessi giorni in cui terminava la sua esperienza come ministro. All’interno, la parlamentare del Partito Democratico racconta, tra le altre cose, anche alcuni episodi della propria vita. Come quando, ad appena due mesi di vita, fu creduta morta. Portata in obitorio, fu salvata per caso da un dottore. Da qui la sua passione per la medicina, per la quale ha dovuto lottare a lungo, fino ad arrivare in Italia. “Il mio obiettivo iniziale era quello di tornare a casa dopo gli studi. Ma l’Italia è diventata rapidamente la mia terra, l’Italiano la mia lingua”.
L’ex ministro ha annunciato una campagna di sensibilizzazione per l’introduzione dello Ius soli temperato. “È una battaglia su cui non voglio cedere”, ha spiegato.
Prima dell’incontro con Cécile Kyenge, è stato presentato il progetto (IN)VISIBLE CITIES, una serie documentaristica sui migranti Africani stanziati in 13 città del mondo. A realizzarlo, la giornalista freelance Beatrice Ngalula Kabutakapua e il film maker Gianpaolo Bucci
Lorenzo Canali