MORTE, IMMORTALITA’ E OBLIO SUI SOCIAL NETWORK

Il libro dei morti digitali, così si intitola il volume presentato sabato mattina nella sala dei Priori dell’Hotel Brufani. L’ispirazione è venuta un anno fa all’autore Giovanni Ziccardi da una dichiarazione della BBC, “presto Facebook sarà il social dei morti”, sia perché i giovani tendono a migrare verso altri tipi di piattaforme sia perché l’uso della tecnologia si sta diffondendo anche nella terza età.
Come facciamo ad unire la commemorazione di un caro, un atto così privato e intimo, al mondo dei social? Ziccardi, professore di informatica presso l’Università degli Studi di Milano, ha cercato di trovare una risposta a questa domanda, “ho incontrato tante persone che mi chiedevano come ci si deve comportare in queste situazioni dal punto di vista telematico. Non c’era un galateo su come gestire il lutto e la morte online e allora ho cercato di costruirlo”. L’analisi dello scrittore è partita dall’emozioni provate dalla famiglia del defunto; “molto spesso” ha detto “ ci sono stati casi in cui Facebook o altri social hanno anticipato la notizia di una scomparsa ignorando la volontà delle famiglie. In questi casi qualcosa di poco invasivo come un messaggino o un like risulta positivo per chi soffre perché non è costretto a dover aprire un dialogo” ha spiegato l’autore.
Un altro aspetto trattato nel libro è il tema del diritto all’oblio e del patrimonio digitale. Quando arrivò internet, negli anni ’90, nessuno si poneva il problema di cosa sarebbe successo ai dati che venivano caricati online una volta che il loro autore fosse scomparso. Anzi, la tecnologia veniva celebrata proprio per l’infinita capacità di memorizzazione. Oggi questo è un problema reale e molto sentito, tanto che molti studi legali e notarili hanno iniziato a specializzarsi in tal senso, e la Spagna è stato il primo Paese in Europa ha dotarsi di una legge sul patrimonio digitale. Tutte le piattaforme social tendenzialmente non permettono agli eredi di accedere alle credenziali di una persona scomparsa, a meno che non ci sia un’ordinanza di un giudice.
Oggi ci si pone verso la tecnologia in modo diverso rispetto a 20 anni fa, in alcuni casi si decide addirittura di tornare all’analogico per lasciare un’eredità concreta a chi verrà dopo di noi, e non solo chiavette USB piene di dati destinate ad essere smarrite o dimenticate da qualche parte. Si torna alla scatola delle scarpe che la nonna teneva nell’armadio con le foto e le lettere più care, quelle sì, destinate a vivere per sempre.

Alessia Sirci