Nel tempo della transizione: uno sguardo al futuro

Sala Raffaello, ore 17.00

Cinquanta minuti per " capire quale sarà il futuro del giornalismo" alla luce di social network e di citizen journalism. Nel tempo della transizione, mentre le news corrono prima su Twitter che sugli organi di informazione, la figura del giornalista professionista può ancora sopravvivere?
"Siamo in un mondo - spiega Eric Carvin, social media editor di Associated Press - in cui tutti possono diventare giornalisti per il gusto di pubblicare qualcosa da condividere con gli altri o semplicemente perché si trovano al posto giusto nel momento giusto" . Se è innegabile che il ruolo del giornalista non può essere stilizzato come una volta, è anche vero che non è  ancora in via d'estinzione.
"Siamo in una situazione interessante dal punto di vista tecnologico - dice Gregory Galant co-fondatore Sawhorse Media- ma credo che ci sia spazio per i giornalisti che si dedicano all'informazione a tempo pieno, che si attengono ad un codice deontologico e all'etica professionale".
"Sarebbe miope - incalza Anna  Masera, social  media Editor de La Stampa - dire che i giornalisti continueranno a vivere come adesso, è necessario cambiare. Il futuro lo vedo in maniera ibrida, un mix tra carta stampata e web. Il problema rimane il gap italiano, non tutti hanno un accesso a internet come non tutti leggono i giornali".
Secondo Mario Tedeschini Lalli del Gruppo Espresso il cambiamento dovrebbe essere alla base. "Non è più ipotizzabile - dice - una redazione tradizionale, occorrono diverse professionalità. Resta di fatto che nonostante il futuro sia il web, i media cartacei vengono considerati come quelli più influenti che definiscono le linee guide del paese. Per questo l' integrazione é fondamentale".
Si parla poi di social network e di un modo rivoluzionario di entrare nel mondo del lavoro. Accanto al le classiche mail con curriculum adesso ci si spende sul web con propri blog, tweet e post.
"I giornalisti - dice Gregory Galant -  devono cercare un modo di essere influenti a prescindere dal medium. Devono vendere il loro marchio e promuovere se stessi. Nessuno assumerà mai qualcuno se prima non vedrà quanti follower ha, quanti contatti ha, bisogna crearsi un nome da soli".
D'accordo anche Carvin che consiglia di saper "vendere se stessi, perché ognuno di noi può essere un buon potenziale comunicatore".

Dominella Trunfio