16:00, Sala dei Notari
Richard Gringras da taxista a Washington passando per Apple, NBC, PBS fino a occupare la carica di senior director a Google; è così che Mario Calabresi, direttore de La Stampa, introduce il keynote speech sull’evoluzione del “sistema media”.
Come la radio ha soppiantato la stampa, oggi la televisione è stata surclassata dal web che ha profondamente mutato le modalità di distribuzione e fruizione dell’ecosistema mediale, attirando a sé anche tutti gli investimenti pubblicitari; basti pensare, che una ricerca della Motorola ha evidenziato che un utente visualizza il proprio smartphone circa centocinquanta volte al giorno. Infatti, la fruizione passiva dei media si è progressivamente trasformata in un’attiva complicità: i media ormai dominano la nostra vita tant’è che Gringras li definisce «trama e tessuto dell’esistenza». Grazie a questa partecipazione e al facile accesso alla rete, oggi chiunque può improvvisarsi giornalista o pubblicista e proprio questo clima di libertà porta i governi di paesi fragilmente democratici a restringere l’accesso al web, da ultimo il caso della Turchia.
L’avvento di internet ha inoltre, mutato «il nostro ruolo di persone», citando Warhol «ognuno nella sua vita ha i suoi quindici minuti di celebrità».
È quello che oggi avviene grazie a internet: minuti di glorificazione si alternano a minuti di diffamazione; infatti, internet non è solo un’opportunità ma anche una responsabilità. Come ha dimostrato il caso di Justine Sacco che, dopo aver twittato una frase improntata al razzismo, ha visto cambiare completamente la propria immagine.
Gringras ha illustrato tre fasi della storia di internet: un primo periodo caratterizzato dal web searching, il momento di transizione della blogosfera per approdare all’era dei social network. In questo quadro Gringras intravede il futuro del giornalismo «da forgiare, occorre mettere entusiasmo nel raccogliere nuove sfide. La tecnologia è un ponte tra passato e presente, può avere un valore ma non intrinseco. Internet può avere valore positivo o negativo». Di fronte a questi cambiamenti, Calabresi si chiede se il giornalismo sia costretto a inseguire il cammino dell’innovazione. Per Gringras esiste un’unica via: la cultura deve accettare queste trasformazioni tecnologiche e ciò potrà accadere solo grazie alla perspicacia dei nativi digitali.
Marilde Iannotta, Camilla Valli