NON CHIAMIAMOLE F**E NEWS

SPEAKER: ALBERTO PULIAFITO (direttore Slow News)

Hotel Brufani – Sala Perugino

Sabato 14 aprile, nella Sala del Perugino dell’Hotel Brufani, Alberto Puliafito (direttore di Slow News) ha parlato delle bufale e delle fake news preparate ad arte, riprese troppo spesso dai giornali. Un fenomeno antecedente l’invenzione dei social network e di Internet. «Nel 2018 – ha esordito Puliafito – abbiamo bisogno di leggi più restrittive sul fenomeno delle fake news. In realtà, la monarchia inglese chiuse i coffee house nel 1675, luoghi dove la gente si incontrava per, secondo la Corona, raccontarsi notizie false. Servono anche nuovi strumenti».
Qualcuno, questi strumenti, li ha messi in un libro. «Il Verification Handbook è un manuale scritto da un gruppo di factchecker coordinati da Craig Silverman. Ma non c’è solo questo libro. Anche Facebook mette online corsi per giornalisti per riuscire a verificare le news. Così come Google».
Confezionare una fake news e riuscire a farla diventare virale è un business. «Si parte dal definire un obiettivo, spesso economico. Nei casi in cui si vuole screditare qualcuno, o una parte politica, si passa poi a polarizzare la conversazione, col fine di rivolgersi agli indecisi. Raccontare loro una storia che ha bisogno di una linea editoriale, evidenziando la differenza tra “noi” e “loro”. Sottolineare le “loro” gaffe, esagerando anche i titoli che “li” riguardano. Magari anche l’interpretazione stessa».
Cosa possono fare i giornalisti per difendersi? «Rinunciare alla verità. Perché l’informazione non corrisponde alla realtà fattuale: sono cose diverse. Bisogna riconoscerne la parzialità. E smettere di correlare a caso cause ed effetti. La ricetta è fatta di quattro punti essenziali: rallentare, pianificare, studiare, fare il nostro lavoro».

Simone Vazzana