Notizie liquide, notizie mobili, user experience: il responsive design dei contenuti.

La varietà dei supporti elettronici che oggi abbiamo a disposizione ci permette di arrivare alle informazioni e alle notizie che ci interessano nei contesti più disparati. I grandi gruppi editoriali sono ormai presenti, oltre che con i tradizionali formati cartacei, con un proprio sito internet e con varie applicazioni per tablet e smartphone. Nasce quindi il problema, e l'esigenza, di come adattare i vari contenuti prodotti al tipo di device, di conciliare contenuto e contenitore. Di questo hanno parlato Andrea Iannuzzi (direttore AGL) e Raffaele Boiano (architetto dell'informazione) in un interessante workshop tenutosi nel pomeriggio del 24 aprile alla Sala Lippi. Il termine chiave emerso nell'incontro è “responsive design”: ovvero la capacità di un contenuto digitale di essere presente su una molteplicità di supporti, dai cellulari di ultima generazione ai tablet, passando per i notebook. Dietro tutto questo ci sono nuove figure professionali che ottimizzano i materiali partendo sempre e comunque dai desideri e dalle aspettative degli utenti (user experience). L'obbiettivo è la massima fruibilità nei vari modi d'uso, fissi e mobili. Un articolo di cronaca, racconta Raffaele Boiano, è ovviamente letto in modo diverso a seconda del dispositivo che utilizziamo e deve quindi essere progettato diversamente. Architetture molteplici di un contenuto non devono significare però frammentazione, creare cioè diversi materiali per diversi contenitori. Il tutto deve essere orientato ad una omogeneità di fondo adattando un solo contenuto a più supporti. In questo modo si garantisce agli utenti un'uniformità molto più proficua, che aiuta a raggiungere un più alto livello di audience. È stato poi fatto un focus sui metadati, portando l'esempio del giornale inglese Guardian. I giornalisti del quotidiano britannico sono stati “obbligati” ad inserire i metadati dentro i loro testi, affinché il contenuto sia subito indicizzato e contestualizzato nelle pagine della versione ipad del Guardian. Non c'è quindi una redazione fisica che impagina gli stessi articoli del cartaceo anche per l'edizione digitale, il tutto avviene attraverso i metadati presenti nel testo, sono loro che in qualche modo “creano” automaticamente l'altra versione del Guardian. I relatori del workshop hanno caldeggiato un cambio di mentalità nel panorama editoriale italiano, ancora legato a vecchi schemi e lento nell'adattarsi a questi nuovi metodi, innanzitutto per rendere le cose più facili ai loro lettori; la parola d'ordine è quella di pensare al contenuto non più come ad un prodotto ma ad un servizio.

Andrea Tafini