Oggi pomeriggio alle ore 15, presso la Sala del Dottorato, si è svolto l'incontro "Oltre i luoghi comuni: cosa è davvero l'Islam", insieme al giornalista e scrittore Khaled Diab e il corrispondente dal Cairo per il New York Times Declan Walsh. Al centro della discussione i miti e le idee errate che le persone hanno sull'Islam, per le quali «non c'è mai stato un tempo più adatto di quello che stiamo vivendo per parlarne», ha esordito Diab. Khaled Diab ha scritto un libro, che s'intitola "Islam for the politically incorret" (L'Islam politicamente scorretto) nel quale espone i molti problemi legati ai pregiudizi che, soprattutto in occidente, ci sono nei confronti dei paesi arabi e musulmani. Declan Walsh ha chiesto spiegazioni riguardo al titolo scelto per il libro: «volevo chiamarlo "Islam per bigotti" - ha risposto lo scrittore - poi ho pensato che fosse troppo esplicito. Quindi ho deciso di cambiare e parlare di "politicamente scorretto", che non significa "bigotto" o "di destra", ma significa valutare tutto ciò che riguarda il mondo musulmano con lo stesso metro di giudizio, senza metodi di misura diversi, come spesso accade». Diab ha raccontato al numeroso pubblico presente in sala i vari argomenti trattati nel suo libro. «Ho scritto un capitolo sugli uomini musulmani - ha detto - un tema che molto spesso viene sottovalutato». Walsh ha poi chiesto se nella famiglia di Diab ci fossero musulmani conservatori: «Nella mia famiglia siamo aperti, ma religiosi. Accettiamo e tolleriamo le diversità senza giudicare». Khaled ha poi parlato della percezione che molti europei hanno di lui: «In Europa è frustrante che io abbia posizioni più progressiste rispetto a molti uomini occidentali», ha risposto. E aggiunto: «Mia moglie, per esempio, che è belga, rimane sconvolta ogni volta che qualcuno pensa che io sia un conservatore solo perché sono musulmano; questa associazione musulmano-conservatore la irrita sempre molto». Declan Wals ha poi chiesto se i musulmani possono spiegare meglio il ruolo del velo: «i musulmani hanno un ruolo fondamentale da svolgere - ha risposto Diab - ma deve essere modulato, senza cadere nell'altro estremo: quello di presentare la nostra religione come assolutamente benigna e negare i maltrattamenti sulle donne, che purtroppo ci sono». Alla domanda di uno spettatore «cosa potrebbero farei i giornalisti europei per rappresentare in modo migliore i musulmani?», Diab ha risposto: «ci sono giornalisti che fanno un lavoro strabiliante su questo argomento; anche io sono un giornalista e quello che dobbiamo fare è cercare di imparare sempre cose nuove, studiare. Penso che la cosa più importante da fare sia opporsi all'attuale polarizzazione». Quindi Declan Walsh ha spiegato il ruolo di chi, come lui, è corrispondente in paesi musulmani. «Il nostro ruolo è quello di spiegare ai nostri lettori il paese in cui ci troviamo, ampliando continuamente le nostre conoscenze ed esperienze». La discussione è terminata con una riflessione di Diab sulle colpe attribuite all'Occidente per la nascita dell'Isis. «Non possiamo dare la colpa solamente all'Occidente, sarebbe ridicolo; forse ha fatto sì che si creassero le condizioni favorevoli, ma non possiamo addossare la colpa solo ai paesi occidentali, come molti musulmani pensano», e ha concluso: «ricordiamoci che anche se l'Islam non ci fosse, molti problemi che affliggono la maggioranza dei paesi arabi e musulmani, purtroppo, rimarrebbero».
Nicola Brandini