Oltre la notizia. Quando il giornalismo incontra l’attivismo online

Simone Cosimi - giornalista freelance
Elisa Finocchiaro – blogger del Fatto Quotidiano e country lead per Change.org Italy
Luca Francescangeli – direttore della comunicazione di Change.org (moderatore)
Peter Gomez – co-fondatore e direttore di ilfattoquotidiano.it
Vittoria Iacovella – inviata di “L'aria che tira” (LA7) e vincitrice del premio Ilaria Alpi per la sua inchiesta

Tra gli eventi della quarta giornata di Festival non può mancare “Oltre la notizia. Quando il giornalismo incontra l’attivismo online”. Il panel include Simone Cosimi, Elisa Finocchiaro, Luca Francescangeli, Peter Gomez e Vittoria Iacovella, i quali racconteranno la loro percezione di giornalisti e attivisti, e di come queste due sfere diverse collaborino. Al centro della discussione l’utilizzo di Charge.org, la più grande piattaforma di attivismo online al mondo, da parte di giornalisti e redazioni.

Elisa Finocchiaro racconta due storie emblematiche di un cambiamento sociale che sta avvenendo. Sono quelle di Giannina, la cui figlia è stata vittima di un omicidio stradale e che ora chiede giustizia, e di Sabri, che ha lottato per salvare il blogger Soheil Arabi, il quale rischiava la pena capitale per aver pubblicato materiale offensivo nei confronti di Maometto. Entrambe le campagne hanno avuto un grande successo e hanno ottenuto rispettivamente 160.000 e 239.000 firme.

“I media hanno sempre dato voce alle storie delle persone, in particolare di quelle più deboli e più vulnerabili, e nel frattempo hanno dettato l’agenda dell’informazione. (…) Credo che fino a qualche anno fa due donne come Sabri e Giannina avrebbero potuto esprimere la loro voce soltanto in modo passivo, soltanto se qualche giornalista avesse deciso di aiutarle. Invece oggi possono raccontarsi in prima persona e mettere la propria storia a disposizione di un movimento per il cambiamento sociale.” Chiunque, infatti, ha la possibilità di iniziare una campagna su Change.org, e può continuamente aggiornare la propria pagina in modo da tenere aggiornati i propri follower e i media.

Vittoria Iacovella parla invece della sua esperienza a Repubblica con “Vaccinati a morte”, inchiesta che ha ottenuto il premio Ilaria Alpi. Durante le quattro puntate si è investigato il danno da vaccinazioni ai militari, che dopo essere bombardati da sostanze hanno sviluppato diverse malattie, tra cui cancro, tumori o malattie autoimmuni.

“Quando l’inchiesta è uscita ha iniziato a creare trambusto. Ma come moltissime inchieste che facciamo, quando la vedi ti senti un po’ male e il giorno dopo non succede niente. Noi avevamo bisogno di capire se i ragazzi che si sono ammalati e sono morti avrebbero mai avuto un risarcimento danni, e se si poteva fermare questa modalità errata di somministrarli.”

La petizione ha portato a interrogazioni parlamentari e, nonostante il Ministero della Difesa non abbia mai ammesso pubblicamente il proprio errore, sono stati cambiati i protocolli relativi alle procedure di somministrazione.

“Un giornalista non è un attivista, è uno che racconta le storie, cercando di essere una finestra quanto più ampia, aperta e pulita. Ma giornalismo e attivismo possono collaborare,” spiega Iacovella.

In alcuni casi l’attivismo ha funzionato anche sul piano culturale, come racconta Simone Cosimi, che ha lanciato una campagna per portare l’effigie di Rita Levi Montalcini sulla moneta da un euro.

“Ho voluto mettere insieme due temi di attualità, quali l’Europa e i premi Nobel. La mia sfida è stata quella di spostare il livello su un piano culturale, e di capire come questa piattaforma potesse essere sfruttata per sollevare un dibattito. Quindi in qualche modo è partita da un lavoro giornalistico ed è andato oltre, è diventato attivismo.”

Per Cosimi quindi la petizione può costituire un forte strumento di dibattito per un giornalista, che può creare un approfondimento culturale e raccontare dei fatti “smuovendo le idee”.

L’ultimo intervento dell’incontro è quello di Peter Gomez, direttore di ilfattoquotidiano.it. Il Fatto Quotidiano è una delle poche testate ad aver lanciato diverse petizioni su Change.org, tra cui #ladrididemocrazia, contro alcune riforme del governo Renzi, e “Chi sa parli: Verità sul caso Cucchi”.

“Il rapporto con Change.org è antico e straordinario, perché permette ad un giornale o un sito Internet di dimostrare di essere fatto non esclusivamente di giornalisti o notizie, ma di una comunità di lettori. Nessuno di noi che lavora nei media potrebbe andare molto lontano senza una comunità di utenti.”

“Io non faccio il giornalista per cambiare il mondo, io faccio il giornalista per raccontarlo. Ma so anche che se racconto dei fatti che qualcuno non vuole si sappiano, posso indirettamente cambiare lo stato delle cose.”

Gomez cita Luigi Einaudi per riassumere lo scopo del giornalismo: “In una democrazia bisogna conoscere per deliberare. Io permetto alle persone di conoscere delle cose, e loro attraverso degli strumenti democratici cercano di prendere delle decisioni. L’interrogativo è: che cosa accade quando la democrazia in tutto il mondo è relativamente limitata?”

Change.org diventa quindi fonte di potere per i cittadini, che possono finalmente dare un seguito a quello che leggono nelle notizie: “Quando raccontiamo delle storie sui giornali o sui siti Internet creiamo generalmente depressione. È un po’ come quando hai le corna: è meglio non saperlo, perché l’impressione che hai è ‘non posso farci niente’. Invece con Change.org e altri strumenti che permettono di raccogliere firme ti rendi conto di poterlo fare,” ha concluso Gomez.

Martina Andretta