Fernanda Faini è dottorando al dipartimento di Scienze Giuridiche all’Università di Bologna e si occupa di informatica e amministrazione pubblica. Sul suo sito dice: “Mi entusiasmano i rapporti fra diritto e nuove tecnologie e i processi di digitalizzazione delle istituzioni.”
Durante il suo intervento al Festival ha parlato di open data, del loro uso per la produzione di inchieste giornalistiche e delle norme che regolano la loro disponibilità al pubblico.
Quando ci si riferisce ai dati aperti a volte è difficile capire di cosa si tratta e come sono definiti dall’ordinamento giuridico italiano.
Secondo l’Art. 68 d.lsg. 82/2005, gli “open government data” sono dati con tre caratteristiche fondamentali: una dimensione giuridica che ne permette l’utilizzo secondo i termini di una licenza, una dimensione tecnologica che ne permette l’utilizzo perché in formato adatto all’elaborazione e una dimensione economica che ne permette l’utilizzo gratuitamente o a costi marginali.
Il titolare del dato, che ha originariamente creato il documento per uso proprio o per commissione, può consentire la pubblicazione grazie a licenze apposite secondo l’art. 2 comma 1lett. h d.lsg. 36/2006. Le licenze possono essere chiuse e riservare tutti i diritti al titolare del copyright oppure aperte, e in quel caso si parla di copyleft. Il titolare di una licenza Creative Common (CC) può decidere di autorizzare l’uso della sua creazione (i dataset nello specifico) a fini esclusivamente non commerciali (NC), senza che sia possibile farne opere derivate (ND) o imporre la stessa licenza originaria alle opere derivate (SA). Può anche rinunciare completamente ai suoi diritti sull’opera (CC0).
L’aspetto dei dataset rilasciati può facilitare o meno la loro elaborazione: possono essere in PDF, file excel, csv, RDF, comprendere link ad altri dataset. A seconda di quanto sono ordinati e “puliti”, cioè fruibili, vengono loro assegnate da una a cinque stelle.
L’apertura pubblica di un insieme di dati istituzionali ha l’obiettivo di creare un sistema più democratico, che consente la partecipazione, aperto alla critica e quindi al miglioramento. Alcuni esempi in Italia esistono già: per esempio, Soldi Pubblici, Open Demanio, Open Cantieri.
Molto resta da fare. Se “l’informazione è ricchezza”, soltanto l’introduzione di un vero e funzionale Freedom of Information Act anche in Italia potrà permettere ai giornalisti di fare il loro lavoro e alla trasparenza di portare l’arricchimento sociale.
Emanuela Barbiroglio