18.00 - 18 Aprile, Sala Raffaello, Hotel Brufani
Stephan Faris – cofondatore di Deca
Mathew Ingram – giornalista per Gigaom e Fortune Magazine
Lucy Marcus – CEO di Marcus Venture Consulting ed editorialista per Project Syndicate
Jonathan Stein – direttore di Project Syndicate
Margaret Sullivan – public editor per The New York Times
Uno degli eventi finali della quarta giornata del Festival è “Opinioni vs News”, una panel discussion sul ruolo degli articoli di opinione nel giornalismo.
L’incontro è iniziato con una breve introduzione di Stephan Faris, moderatore e cofondatore di Deca, riguardo lo sviluppo e l’importanza dei cosiddetti “opinion pieces”. Faris ha ricordato come per discutere di alcuni argomenti, per la loro natura, sia necessario avere un’opinione: ad esempio, i cambiamenti climatici, i diversi modi di riportare le guerre nei media, ecc. Ha quindi chiesto a Margaret Sullivan, public editor of The New York Times, se ritenesse importante distinguere tra notizia e opinione.
“Non sono una fanatica dello schieramento bianco o nero per quando riguarda questo argomento,” ha detto Sullivan. “Credo che ci sia abbastanza spazio dal lato delle notizie per l’interpretazione e analisi, e in un certo senso anche per l’opinione.” La public editor del New York Times pensa però che, in un mondo digitale come il nostro, sia indispensabile essere trasparenti e far capire al lettore la distinzione tra notizia e opinione. Gli articoli infatti, non sono più contestualizzati su carta stampata come lo erano un tempo, e hanno bisogno di essere separati l’un l’altro.
Entrambi Mathew Ingram di Gigaom e Jonathan Stein di Project Syndicate pensano che i limiti tra notizie e opinioni siano sempre più indefiniti, soprattutto a causa dell’aspetto personale dei social media, che hanno dato un volto ai giornalisti della carta stampata e creato, di conseguenza, dei veri e propri personaggi. “Non penso che la distinzione tra news e opinioni sia così importante come crediamo,” ha detto Ingram. “Penso che questa separazione artificiale stia scomparendo.”
“Per me però è molto importante che le notizie siano scritte con un senso di correttezza ed imparzialità,” ha ribattuto Sullivan. “Penso che il giornalista come onesto mediatore che si immerge in ogni storia sia qualcosa di prezioso.”
Ingram non è completamente convinto. “C’è sempre una persona dietro alle nostre notizie. Qualcuno ha scelto quella storia, ha parlato con alcune persone e riportato alcune citazioni. Quindi ci sarà sempre una persona con il proprio punto di vista in quella news. Dobbiamo riconoscerlo ed essere più franchi riguardo a questo argomento.”
Il tempismo è un altro tema importante. “Quando scrivo cerco sempre di farlo in maniera evergreen, perché i miei pezzi devono essere distribuiti all’interno della nostra rete e tradotti. Potrebbero non essere letti anche per tre settimane, e devono mantenere un valore,” ha spiegato Lucy Marcus, CEO di Marcus Venture Consulting. Ingram spiega come grazie alla digitalizzazione dell'informazione la “storia del giorno dopo” si sia evoluta nella “storia dell’ora dopo”, rendendo sempre più difficili per i giornalisti apportare valore ai propri pezzi man mano che la notizia evolve.
Senza negare valore agli articoli d'opinione, Stein e Sullivan ritengono che le news siano i pilastri fondamentali del giornalismo. “In un’era in cui tutti hanno un’opinione e una piattaforma per pubblicarla, i giornalisti che riportano una notizia senza includere il loro punto di vista sono di grande valore,” spiega Sullivan.
Marcus crede che le notizie siano un “bene pubblico”, affermazione che ha aperto un dibattito sulla sostenibilità del giornalismo all'interno del panel. “Ironicamente, il fatto che le persone considerino le notizie come un bene pubblico dà loro l’autorizzazione a non pagare per usufruirne.”
Per concludere, i partecipanti non hanno mancato di sottolineare l’importanza di iniziare una discussione con giornalisti ed editori per cercare di capire per cosa i lettori sarebbero disposti a pagare, e come il giornalismo potrebbe di conseguenza evolversi.
Martina Andretta