PROCESSO AI TALK SHOW

18 aprile 2015, ore 17.00 – Sala dei Notari, Perugia

Intervengono:
Marianna Aprile, Oggi
Filippo Facci, Libero
Corrado Formigli, Piazzapulita La7
Selvaggia Lucarelli, giornalista e conduttrice
Francesco Caldarola, autore Ballarò
Modera: Alessio Viola, Sky TG24

Fare al talk show, alle sue forme e ai suoi protagonisti il processo di cui avevano bisogno. Il giornalista di Sky TG24 Alessio Viola svolge il difficile compito del giudice che chiama in causa l’accusa e la difesa del popolare format televisivo italiano, rispettivamente composte dalla coppia Filippo Facci di Libero e Selvaggia Lucarelli, giornalista e conduttrice, contro Marianna Aprile del settimanale Oggi e Corrado Formigli, conduttore di Piazzapulita. Francesco Caldarola, autore di Ballarò è chiamato a testimoniare.

Il talk show italiano è accusato di aver a lungo abusato della sua forma e di essersi adagiato su un pubblico pigro seguendone gli alti e bassi nello share televisivo. I conduttori a volte sembrano dimenticare il loro ruolo di giornalisti e garanti dei contenuti, chi partecipa invece vuole ricevere la sua piccola parte di applausi arrivando, una puntata dopo l’altra, a “credersi qualcuno”.

Sono i luoghi comuni sul talk show a renderlo imputabile. I talk sono troppi perché costano poco e il loro target è appetibile per l’inserzionista pubblicitario, inoltre nel tempo hanno creato la nuova professione di “procacciatore di ospiti” che deve fornire alle trasmissioni un numero sempre più alto di politici o altre figure pubbliche, per questo spesso non competenti riguardo ai temi affrontati. Ciò crea un senso di nausea nel pubblico. Tuttavia, Facci dice di non volere la loro condanna definitiva: “In fondo” commenta il giornalista “chi fa i talk, fa quel che può”.

Secondo l’accusa, il loro crimine peggiore è seguire la regola degli ascolti che non produce altro che una corsa al ribasso verso la scomparsa dell’approfondimento nelle trasmissioni. A sua volta, questo causa la stanchezza del pubblico e nel tempo potrebbe portare alla sparizione totale dei talk dalla tv generalista.

Al contrario, Formigli difende la categoria, distinguendo i diversi lavori che un conduttore di talk può svolgere. “Io faccio un lavoro diverso da Del Debbio (ndr conduttore di Quinta Colonna)” commenta. “Il suo programma è più impermeabile rispetto alle notizie di attualità, mentre io sono un giornalista e voglio continuare ad esserlo”. Tuttavia, secondo il conduttore di Piazzapulita, oltre al talk c’è anche lo show, quindi l’intrattenimento non può essere accantonato. “Gli ascolti sono un’angoscia non indifferente e la logica è quella del mercato” ha concluso, difendendo la possibilità di ogni conduttore di fare il programma che vuole secondo quanto permesso dal budget e dalla propria onestà intellettuale.

L’accusa controbatte con i numeri. Selvaggia Lucarelli indica che i talk attivi in Italia sono 19, il ché crea un problema di sovrabbondanza e ripetitività. Tuttavia, spiega la conduttrice, la separazione tra i diversi talk nasce dalla necessità di sposare un certo registro narrativo, una certa lettura della realtà. Un altro problema sottolineato è la mancanza di un’opposizione politica a destra che si ripercuote anche nel campo mediatico delle trasmissioni.

La giornalista Aprile torna a difendere i programmi sotto accusa: “Ognuno fa le nozze con i fichi che ha, e i talk show hanno dei fichi secchissimi” commenta. Nonostante il talk sia un format stanco come il suo pubblico, Aprile riconosce che ci sono ancora degli sprazzi di vitalità. Insomma, se il format sopravvive è grazie alla creatività di chi lo fa, mente il problema della sovrabbondanza dipende da un pubblico pigro.

La testimonianza di Caldarola aiuta a chiarire come si sente chi sta dall’altra parte della telecamera, cioè chi scrive e produce il talk show. L’autore è d’accordo con le accuse, ma aggiunge che è complesso mantenere l’attenzione del pubblico, soprattutto se si ha intenzione di sperimentare facce nuove o argomenti diversi dal solito. Questo però non significa che dietro al talk non ci sia un serio lavoro di autori e giornalisti.

In proposito, Formigli esorta i giornalisti a riappropriarsi del proprio ruolo. Davanti alla tendenza dei leader politici ad andare in tv per parlare di ciò che vogliono, il dovere del conduttore del talk è opporre una seria mediazione giornalistica. “Il nostro lavoro è fare delle domande” ha commentato Formigli.

Alla fine, l’ultima parola nel processo spetta al pubblico. Il voto della Sala dei Notari assolve il talk show, anche se non all’unanimità.

Laura Lisanti