L'Italia è un paese ad altissimo rischio sismico. Non è l'unico, naturalmente: come e forse peggio di noi stanno la California, il Giappone, la Turchia, buona parte della costa pacifica dell'America del Sud e molte altre zone. I terremoti, si sa, si verificano con una certa ciclicità storica ma vengono ancora vissuti, in molte zone del mondo compreso il nostro paese, come eventi occasionali, disastri naturali contro cui non si può nulla. Tanto che da noi c'è pochissima prevenzione e la maggior parte degli edifici pubblici, scuole incluse, non sono antisismici.
In questo panel vogliamo raccontare, partendo dai dati, tre esperienze diverse. Quella della città di L'Aquila, protagonista nel 2009 di un terremoto che ha distrutto il centro storico e ucciso 309 persone. Un terremoto che ha animato anche le aule di tribunale con la condanna della commissione di tecnici per cattiva comunicazione nei confronti della popolazione. Un terremoto cui segue, ora, una difficile fase di ricostruzione resa più trasparente, perlomeno per quanto riguarda i flussi di finanziamento, grazie al lavoro di un gruppo di cittadini, attivisti e giornalisti che hanno costruito una piattaforma web aperta con tutti i dati degli appalti. Parleremo poi di una inchiesta data-driven che ha costruito la mappa della sicurezza sismica delle scuole italiane, partendo dalle verifiche che i comuni e le province avrebbero dovuto fare e che, in gran parte, sono state disattese. E infine voleremo oltreoceano, in California, dove Gabriel Kahn ha lanciato CrisisConnection, una nuova piattaforma con un sistema per la raccolta dei dati sul campo in situazioni di crisi.