La rapidità nel linguaggio tipica dei social network, dei blog e dei forum, unita all’animosità che spesso accompagna, nell’immediato, la pubblicazione di nuovi post, tweet, status e quant’altro, potrebbe comportare diverse conseguenze di ordine giuridico. Non è infrequente, infatti, che le espressioni adoperate possano scadere nelle cosiddette “espressioni d’odio”, con ciò intendendo non solo quanto possa essere diffamatorio nei confronti di qualcuno, ma bensì quelle vere e proprie incitazioni all’odio che, sfruttando la pervasività della Rete, rischiano di avere un’eco molto vasta. I giuristi, ancora frastornati dall’esplosione del fenomeno, si trovano quindi a dover fare un delicato bilanciamento tra diritti contrapposti, alcuni dei quali fondamentali e costituzionalmente protetti. Nel corso del talk, quindi, si prenderanno in considerazione quali possano essere i toni e i limiti per un corretto esercizio della libertà di manifestazione del pensiero, quali siano i rimedi giuridici in caso di flames e discussioni accese, nonché i limiti del diritto di cronaca e dell'animosità nel dibattito politico.
Organizzato in collaborazione con le cattedre di Informatica Giuridica dell'Università degli Studi di Milano
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