di Pietrangelo Buttafuoco
riadattamento scenico di Salvo Piparo
con testi di Pietrangelo Buttafuoco, Salvo Piparo, Salvo Licata, Giuseppe Sottile, Ficarra&Picone
musiche di Costanza Licata e Rosamaria Enea
regia di Giuseppe Sottile del Basto
Buttanissima Sicilia è un panegirico di satira e fierezza, di coraggio e omissioni. La lettura interpretativa trae ispirazione dell'omonimo libro dello scrittore Pietrangelo Buttafuoco, che in poco più di 200 pagine riesce a raccontare le scomode verità di un sistema politico empio e rovinoso, di una Sicilia mendicante e bisognosa. Un teatro dell'assurdo che si regge su rime baciate, vastasate, duelli verbali e ballate disfattiste, e che rievoca le gesta dei pupi di farsa, che qui descrivono il Parlamento siciliano come una giostra immaginaria di Giufà pittoreschi dalla carriera sgargiante e contraddittoria, con le stesse finte promesse di sempre. Salvo Piparo, attore e interprete, immagina un fantomatico Museo delle Cere, popolato da alcuni dei personaggi più rappresentativi della disfatta siciliana: Mastro Don Gesualdo, il cattivo notorio Totò Vasa Vasa, ma anche il cattivissimo, tutto da conoscere, il Vantone, splendido come un’idea brillante Monsier Pappagone, circondato da brave monachine che fanno il digiuno della politica. A tutto questo si aggiunge una piccola finestra rivolta al mondo del “pititto”, quella fame bisognosa che ci riporta alle cose necessarie e alla fierezza di riuscire a sopravvivere nonostante tutto.
Questa Buttanissima Sicilia è una clownessa che fa i suoi numeri rocamboleschi ispirata dalla malafede, e con un susseguirsi di ingannevoli pantomime e bugie, attraversa su precari fili di ferro la storia siciliana, fino a precipitare nel ridicolo. Costanza Licata e Rosemary Enea sono le compagne di viaggio dell'intero spettacolo, che raccontano in musica e canzone il testo di Buttafuoco. Ad intersecare tutte le storie vi è la rivisitazione di una figura straordinaria, poetica e mai superata, quella di Peppe Schiera, che trae le sue strofanelle dall'omonima opera teatrale scritta da Salvo Licata. Il finale è un omaggio alla Sicilia che se ne va, scritto dal duo Ficarra & Picone. In scena perdurerà “lo spirito di patate” ossia un carosello scherzoso ad opera dei guitti per raccontare le “cose di Sicilia”, è questo il vero contrappasso.