Giornalismo di qualità e attivismo sembrano convergere sull'orizzonte del panorama mediatico contemporaneo.
NSA, HSBC e Wikileaks sono solo alcuni ma significativi esempi di giornalismo d'eccellenza profondamente radicati nei dati e proposti attraverso forme di narrazione visuale. Queste inchieste, internazionalmente riconosciute per il loro impatto, si addentrano nelle questioni dei diritti umani e civili di temi fondamentali come sorveglianza, libertà di parola, abuso di potere, privacy, crimini di guerra e reati finanziari, ottenendo risonanza e impatto tali che anche la campagna di sensibilizzazione più ambiziosa e influente non avrebbe mai immaginato di ottenere.
Sulla scia di questi successi, l'attivismo si sta sempre più avvicinando al giornalismo in cerca di narrazioni visuali utili a potenziare il messaggio e il coinvolgimento del pubblico.
Sull'altro fronte, alcune delle principali voci liberali del giornalismo stanno promuovendo il ricorso a piattaforme digitali partecipative dove la distinzione tra lettore, autore e produttore è sempre più sfumata. Stanno incoraggiando i lettori a diventare produttori di contenuti per raccontare meglio ciò che accade nel mondo, attraverso una svolta trasformativa che vede nel pubblico di lettori un esercito di co-autori ed è già riconosciuta come elemento fondamentale della produzione culturale radicale.
In questo contesto radical data diventa più di un'espressione accattivante e definisce uno spazio informativo in cui giornalismo e attivismo ricombinano frammenti del loro DNA.
Questo panel si propone di esplorare le traiettorie di questa convergenza e di rispondere ad alcune domande: cosa giornalisti e attivisti possono imparare gli uni dagli altri in materia di storytelling? Quali sfide devono affrontare per lo sviluppo di narrazioni visuali che partono dai dati? Quali sono le nuove forme di collaborazione possibile tra attivisti e giornalisti?
Organizzato in collaborazione con CILD.