Come già rilevato nelle precedenti edizioni del Festival Internazionale del Giornalismo, una tempesta perfetta sta travolgendo la libertà di espressione e i media indipendenti in Turchia. Si è scatenata con prepotenza, dopo il tentativo di golpe nell'estate del 2016, mettendo a tacere la maggior parte dei giornalisti del paese. Con migliaia di licenziamenti, il più alto numero di arresti di direttori, giornalisti ed editorialisti mai registrato in un singolo paese nella storia del giornalismo e con quasi 200 testate private chiuse, il settore mediatico turco è al collasso.
Dominata dal pugno di ferro del presidente Erdogan, la Turchia si è trasformata in un buco nero per libertà e diritti. Un paese in cui la vittima principale è il giornalismo, dove raccontare i fatti equivale a commettere un crimine e i dibattiti pubblici non possono essere più organizzati. Attraverso misure punitive di ogni genere ferocemente applicate, la Turchia si è trasformata in un incubo.
Quali sono gli insegnamenti da trarre, nell'ultimo periodo dell'era Erdogan, per i giornalisti in Europa e nel mondo? Può l'esperimento turco diventare contagioso - o accattivante – per altri leader autoritari che ambiscono a dominare le democrazie? Se c'è ancora speranza di emergere dalle rovine dell'oppressione, quali soluzioni possono offrire 'i giornalisti della resistenza' turca?