Non c'è mai stato bisogno di una copertura giornalistica completa da tutto il mondo per garantire un futuro migliore al pianeta. Eppure, nonostante i progressi tecnologici che avrebbero dovuto portare il mondo più vicino a un comune quadro di comprensione, quello stesso mondo oggi è un luogo disparato, diviso in blocchi che raramente si capiscono a vicenda. Il ruolo del corrispondente estero va perciò ripensato. Come affrontiamo le sfide - lacune linguistiche, vincoli economici, preoccupazione per la sicurezza dei giornalisti - e come possiamo tracciare una strada verso una copertura estera bilanciata, informate e compassionevole, rivolta a tutti?

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