Il 2018 è stato un anno epocale per il calcio italiano per via dell’arrivo di Cristiano Ronaldo, celebrato dalla stampa e dagli addetti ai lavori come il segno di rinascita del nostro movimento. Ma come si può parlare di rinascita per un singolo acquisto a fronte di una estate letteralmente disastrosa per il nostro calcio? In estate abbiamo assistito a fallimenti di importanti piazze (Avellino, Bari, Modena, Reggiana, Cesena), al caso plusvalenze del Chievo che si sta trascinando da mesi con sentenze per molti incomprensibili, alla Serie B bloccata dal TAR, alle serie minori che hanno per settimane rimandato la partenza e la compilazioni dei calendari, al calcio femminile che a differenza di quello maschile da un lato andrà ai Mondiali ma che ancora non è stato promosso a calcio professionistico, al naufragio delle squadre B, alla crisi profonda e apparentemente irreversibile della Nazionale Maggiore, al passo indietro del VAR, ostaggio di un cambio di protocollo che ne ingabbia le potenzialità mostrate lo scorso anno.
La stampa sportiva spesso oscilla tra toni entusiastici e catastrofici, riporta dichiarazioni e allarmi (“in Italia giocano pochi italiani”) e numeri sporadici ("guarda gli stipendi della A") che spesso sono più curiosità per appassionati che strumenti per capire a fondo il sistema Questo tipo di informazione non fornisce una spiegazione puntuale e circostanziata capace di restituire fino in fondo la portata della crisi di sistema del calcio e lascia a pochi giornalisti o addetti il ruolo di voci critiche, “cassandre” in un coro quasi unanime di elogi per i record di spese, per l’arrivo di un campione o per il ritorno di 4 squadre in Champions senza preliminari.
Questo panel vuole dare maggiore risalto al ruolo di chi, avvalendosi di fatti, numeri e storie, informa il pubblico in modo completo e concreto sulla crisi del calcio italiano senza lasciarsi andare al sentimento dominante dettato dalle notizie della settimana.