L'emergenza pandemica ha portato alla ribalta il concetto di "infodemia". L'eccesso di informazione spesso non verificate che rende impossibile formarsi un'opinione precisa su tanti argomenti. Più della disinformazione dolosa, a contribuire all'infodemia è stato molto spesso il mondo della scienza e della divulgazione. Chi avrebbe dovuto trovare le parole più adatte, in particolare nei momenti più difficili, spesso non è stato all'altezza del ruolo. Le incertezze scientifiche, la comunicazione istituzionale contraddittoria od oscura, le polemiche e gli scontri tra addetti, i media a caccia di nemici facili (i "runner", i "no mask", i "no vax") per alimentare narrative acchiappaclic: sono tutti fattori che anno contribuito ad alimentare il rumore di fondo, sospetti e sfiducia. Che cosa si sarebbe dovuto fare? Quale lezione possiamo imparare, sul piano della comunicazione scientifica, dagli ultimi due anni?