RACCONTARE IL CAMMINO

Né turismo, né sport. Ma un percorso individuale e spirituale che ogni anno porta centinaia di migliaia di fedeli e non solo ad attraversare a piedi l’Europa. Il pellegrinaggio e la sua narrazione è il tema al centro del panel discussion ‘Raccontare il cammino’. Un confronto a più voci tra i professionisti dell’informazione, radio, tv e carta stampata, alle prese con l’esperienza diretta del viaggio e le sue difficoltà.
«I primi pellegrinaggi risalgono al 300 d.C. e con essi l’esigenza della loro narrazione – spiega Alberto Chiara, giornalista di Famiglia Cristiana -. Da sempre autori, registi e letterati si confrontano con i racconti di viaggio. L’Europa, diceva Johann Wolfgang Goethe, è nata durante un pellegrinaggio. Lo stesso Vangelo, è la descrizione di un itinerario, un percorso. Il primo cui io abbia assistito è il celebre Cammino di Santiago de Compostela. Il giornale mi inviò a seguirlo nel 1989: i partecipanti incontrarono Papa Giovanni Paolo II in occasione della Giornata mondiale della gioventù». Ma qual è l’importanza e la funzione dei percorsi di fede? «Il cammino purifica chi lo intraprende, sensibilizza e arricchisce gli animi, genera solidarietà. Alcuni partono per fede, altri per evadere dal dolore. È un fecondo intrecciarsi di culture e generazioni: ho visto atei partire in bici durante le ferie, e tornare credenti, trasformati».
Tanti chilometri a piedi, molta fatica, ma anche incontri e relazioni umane. Il pellegrinaggio è tutto questo anche per chi si è trovato a raccontarlo, ai tempi in cui i social media ancora non esistevano. «Nel 2006 ho percorso la via Francigena al seguito di ‘Ad limina petri’, un viaggio di 830 km da Susa a Roma, organizzato dalla Cei in occasione dei 500 anni della Basilica di San Pietro – racconta Laura Malandrino, membro del Focsiv, la principale federazione cristiana di volontariato -. Ho seguito i pellegrini a bordo di un camper trasformato in ufficio stampa mobile. Un lungo itinerario, a volte accidentato: i fedeli hanno attraversato a piedi anche campi coltivati e risaie. All’epoca i social media non erano stati inventati: i mezzi nel 2006 erano meno potenti, ma con centinaia di foto e comunicati abbiamo raggiunto 37 quotidiani, 34 periodici, 43 radio e 50 tv e documentato il viaggio in tempo reale, contribuendo a dare visibilità alla via Francigena, all’epoca semi-sconosciuta». Le fa eco Stefania Careddu, giornalista di Avvenire, all’epoca responsabile del portale www.aldilimina.it (non più online), visitato da oltre 50mila utenti durante i 40 giorni di pellegrinaggio. «Il sito veniva aggiornato in tempo reale, grazie ai contributi degli stessi fedeli in cammino, che descrivevano l’itinerario inviando sms».
I viaggi di fede visti con l’occhio della tv. Nel ottobre 2011 Tv2000 ha raccontato il percorso in 7 tappe lungo l’antica via Lauretana (Loreto-Assisi) di un gruppo di giovani. Ragazzi di tre diverse comunità religiose (cattolici, cristiani-ortodossi e anglicani) tutti insieme per 150 km tra vicoli e strade sterrate. «Quell’anno abbiamo riportato l’evento con 21 collegamenti in diretta usando le reti mobili dei cellulari per inviare le immagini in tempo reale – spiega Francesco Durante, cronista dell’emittente satellitare -. A maggio 2012 invece, è stata la volta del pellegrinaggio Lourdes - Santiago de Compostela: 10 minuti al giorno di reportage, sei giorni alla settimana».
Infine la radio. Diffondere via etere le vicende on the road dei pellegrini è il compito di Giovanna Savignano, speaker di Radio Rai e curatrice del programma ‘Radio pellegrinaggi’ (www.camminerai.rai.it). Una vera e propria staffetta tra radio-cronisti: 4 km al giorno per una settimana, due voci (un giornalista Rai e uno italofono o straniero).  «Mi occupo d’itinerari religiosi da un decennio – commenta la giornalista -. Dal 2004 a oggi è cresciuto l’interesse del pubblico verso questo tipo di esperienze, e anche l’affluenza è maggiore. Il cammino è sempre fonte di trasformazione, di cambiamento interiore. Muoversi a piedi, senza orologio, e seguendo la segnaletica stradale anziché il navigatore satellitare, aiuta a recuperare ritmi antichi e un diverso senso del tempo. Le variazioni di luce nel corso del giorno riflettono l’evoluzione degli stati d’animo. Il viaggio è anche un itinerario dentro se stessi: muta la personalità e aiuta l’evoluzione delle relazioni tra i pellegrini stessi.

Erika Tomasicchio, Roberto Tortora