Reportage di guerra

Le fasi di pianificazione prima di coprire una guerra sono d’obbligo per ogni giornalista che voglia lavorare in una zona di conflitto. Questo il tema trattato da Laith Mushtaq, giornalista di Al Jazeera, durante il workshop Reportage di Guerra.

Mushtaq ha iniziato a lavorare per la più conosciuta tv araba nel 2003, durante la guerra in Iraq, per poi occuparsi del conflitto in Afghanistan dal 2004 al 2005. "La guerra – ha spiegato introducendo l’incontro – ha due volti, quello che a volte vediamo nei film e quello che invece accade veramente e cerchiamo di dimenticare".

I giornalisti non sono dei soldati quando si trovano nei conflitti. La prima cosa che bisogna fare è capire i motivi che spingono un soggetto a seguire la guerra. "Serva capire – afferma – per quale motivo si vuole fare un reportage di guerra tenendo ben presente che il nostro lavoro potrà poi essere utilizzato da altri anche per fini diversi da quelli che ci siamo prefissati, senza rendercene conto".
Consapevoli della scelta, il secondo passo è quello di domandarci quante informazioni abbiamo sui luoghi in cui andremo a lavorare. "È fondamentale conoscere la cultura – ha detto Laith Mushtaq – e le abitudini di un popolo. Dobbiamo leggere ed informarci".
Di estrema importanza è anche la capacità di interagire con gli altri riuscendo ad essere creativi, trovandosi delle fonti che devono essere fidate, serie e con le quali non bisogna mia allacciare un rapporto di amicizia.

"Le attrezzature – ha continuato Mushtaq – non sono di secondaria importanza. Le piccole telecamere permettono spostamenti più facili e veloci mentre per quanto riguarda l’abbigliamento serve fare attenzione ai colori che si indossato per evitare che si confondano con quelli utilizzati dall’esercito".
In un reportage di guerra anche i piccoli accorgimenti sono fondamentali. Spesso, per esempio, ci si trova a fare i conti con la necessità di ricaricare le batterie della propria strumentazione ed è quindi necessario dotarsi di un caricatore che magari utilizzi l’energia solare. Strumenti, insomma, che magari la propria azienda non fornisce e spetta allora al giornalista ricercare.

Durante l’incontro Laith Mushtaq ha inoltre fatto conoscere le diverse tecniche per descrivere una guerra attraverso filmati ed immagini. "Quando andiamo a fare un reportage di guerra – ha spiegato ai volontari - il mio obiettivo è raccontare la sofferenza delle persone. Voglio mostrare il volto terribile dei conflitti e la realtà che spesso è ben diversa da quella raccontata dai politici".

Giuseppe Fin