Reportage di viaggi nell’era di Tripadvisor (1)

Sala del Dottorato, ore 14.30

“Questo non sarà un incontro per celebrare il funerale del travel writing, anzi l’occasione per cercare nuovi spunti per migliorare questo settore giornalistico in crisi”. Così ha esordito Lee Marshall, critico e scrittore di viaggio, autore di prestigio per testate come Condè Nast Traveller, blogger per l’Internazionale.
Il settore dei travel media vive, infatti, un momento di cambiamento: con il proliferare di siti internet come Tripadvisor e blog di viaggio, gli “esperti” del settore si chiedono come cambiare la loro professione per essere ancora un punto di riferimento per i viaggiatori e lettori. L’argomento è stato affrontato nel panel “Reportage di viaggi nell’era di Tripadvisor”, in una sala gremita di appassionati e esperti.
“L’editoria di viaggio è fortemente in crisi – ha spiegato Angelo Pittro, editore della Lonely Planet Italia – e le guide devono adattarsi ai cambiamenti, così come è avvenuto con la rivoluzione degli anni settanta”. Fino alla prima metà del 900 il viaggio veniva ancora considerato un privilegio di pochi benestanti e le guide riflettevano questo genere di pubblico a cui facevano riferimento. Dagli anni 70 in poi cambia tutto: la rivoluzione dei costumi porta con sé anche la voglia di viaggiare in modo diverso rispetto a prima. “Gli hippie iniziano a girare il mondo con pochi soldi e a prendere appunti sui posti in cui si poteva fare il bagno nudi o addirittura comprare erba. Questi taccuini passavano di mano in mano e così sono nate le guide moderne, per soddisfare le esigenze di un pubblico che era cambiato”.
Ora, con la diffusione dei nuovi media e dei social network, il giornalismo di viaggio si trova a dover affrontare una nuova sfida e a cambiare per sopravvivere. “Perché dovrei acquistare una guida se ho tutte le informazioni che mi servono online?” sembra essere la domanda di qualunque viaggiatore.
La risposta dei quattro esperti è: la qualità. Soltanto offrendo un prodotto di qualità il lettore-viaggiatore continuerà a leggere e comprare le guide. Inoltre, il racconto di un esperto garantisce quel qualcosa in più che porterà ad un viaggio originale, ad uscire dall’omologazione.
Oltre alle guide, una nuova risorsa per i giornalisti viaggiatori sono i blog. A parlarne è Marco Allegri, fondatore del blog nonsoloturisi.it. “Dopo aver trascorso un anno nel sud est asiatico ho deciso di aprire questo blog per raccogliere le testimonianze e i racconti dei viaggiatori di tutto il mondo: oltre alle informazioni sul posto, si aggiungono i consigli di chi ci è già stato”. Molto diverso dal ruolo del giornalista professionista esperto di viaggi. Anche questa figura è molto cambiata nel tempo: “Fino a qualche anno fa il giornalista veniva pagato dalla sua redazione per viaggiare, oggi con la crisi dell’editoria si pone anche una questione etica: per risparmiare è giusto accettare l’ospitalità di albergi e ristoranti?”, si chiede Lee Marshall. A completare il dibattito c’è anche Doris Zaccone, speaker di Radio Capital che ribadisce la necessità di adattare all’evolversi dei tempi il modo di scrittura: “Nei pochi minuti di un programma radiofonico devo comunicare al pubblico l’idea di essere in un determinato posto, non solo come viaggiatrice ma come persona e per questo posto sui social network fotografie che ritraggono le persone e questo cresce il livello di partecipazione con il pubblico”.
Da qualunque punto di vista si guardi, che sia editoriale o giornalistico o semplicemente passione, il viaggio rimane un arricchimento personale e un’abitudine da insegnare da piccoli: “E’ possibile continuare a vivere viaggiando, ma per farlo è necessario offrire al pubblico un prodotto sempre nuovo, originale e mai scontato”, è la conclusione di Lee Marshall.

Valentina Gasparro