Repubblica.it: dalla pratica alla teoria

Centro Servizi G. Alessi, ore 11.00

«L’esplosione delle nuove tecnologie ha rivoluzionato il modo di fare giornalismo. I nuovi mezzi offrono grandi possibilità, ma al tempo stesso richiedono nuove competenze al giornalista. Lo pongono di fronte a nuove stimolanti sfide. Non basta saper scrivere un articolo, il mobile journalist saper valutare l’importanza della notizia, girare e montare video, scattare foto. Tutto in tempo reale». Così Giuseppe Smorto, da nove anni condirettore di Repubblica.it, svela alla platea del 7° Festival del Giornalismo di Perugia, i retroscena dell’informazione digitale.
«Il giornalismo non è in crisi, è in crisi il modo di fruirlo – esordisce il giornalista -. Ciò che conta davvero è diversificare l’offerta informativa. Il web è ‘un oggetto misterioso’ e versatile. Con un forte potere competitivo rispetto al giornale tradizionale. La carta stampata è statica, non aggiornata, è difficile da reperire nei giorni festivi, si paga. Internet, invece, è ricco di elementi multimediali (foto-gallerie, video, grafici e tabelle), gratuito e interattivo, consente al lettore di dire la sua. All’inizio, dieci anni fa, Repubblica considerava il sito “la brutta copia del giornale”, in cui trovavano posto 5-6 articoli e le agenzie con i fatti del giorno. Oggi rappresenta l’immagine stessa della testata. Per capirne gli orientamenti il pubblico consulta la sua versione digitale».
Da fanalino di coda a locomotiva del giornale nel giro di dieci anni, con 2,5 milioni di lettori giornalieri. Com’è stato possibile? «La parola chiave è diversificare i contenuti. Ci sono alcune notizie di servizio ideali per il web, e altre più adatte alla carta stampata. Nell’homepage ideale di Repubblica.it non ci dovrebbe essere nessun contenuto già uscito sul cartaceo. O quasi. In genere gli scoop preferiamo riservarli al quotidiano. Si valuta al momento il canale più adatto per diffondere l’informazione: i pezzi destinati a “bruciarsi” presto, vanno pubblicati online.Un altro punto di forza di Repubblica.it è l’aggiornamento costante (notizie fresche 24 ore su 24). Infine giocano un ruolo importante anche la valorizzazione della multimedialità, e la cura dei contenuti, rigorosamente di qualità».

Che differenze ci sono tra la redazione di un sito di news e una di carta stampata? «Nell’online si fa un lavoro su ciascuna notizia, con una struttura cosiddetta “a grappolo”. L’informazione viene frazionata nei suoi vari aspetti: il pezzo che racconta il fatto, l’articolo che svela i precedenti, il video-ritratto dei protagonisti, e poi tabelle ed eventuali foto-gallerie di approfondimento. Le immagini hanno un ruolo fondamentale: gli utenti indugiano spesso più sulle foto che sulle parole. Nell’ultimo periodo, inoltre, sta crescendo molto l’audience dei video, a tal punto che internet sta sottraendo spazio alla tv. La colonna destra, infine, ospita articoli più leggeri, che consentono di raggiungere un pubblico più ampio. Anche se il pezzo più letto è sempre il fatto del giorno. Il quotidiano di via Cristoforo Colombo, invece, procede secondo un altro schema di lavoro. Ci si concentra su 4 o 5 fatti del giorno, sviluppati attraverso editoriali e retroscena. Anche se in realtà l’offerta informativa è unica».
«Per diventare un ottimo giornalista digitale sono tre le qualità professionali che servono - prosegue Smorto -. Innanzitutto è indispensabile lavorare in velocità. Il web punta sull’immediatezza, anche se con la fretta cresce il tasso di errore. E poi serve essere curiosi e motivati. I nativi digitali di 25 anni, più disinvolti con rete e social network, e abili con video e fotocamere – rischiano di diventare competitivi rispetto ai giornalisti di 40 anni, ‘fermi’ all’articolo di carta stampata». Oggi la redazione di carta stampata può contare su 400 giornalisti, mentre il sito solo su 25 redattori. Ma in futuro tutti dovranno produrre contenuti multimediali. Capitolo social network: «Ancora non abbiamo del tutto compreso quanto incidano sulla nostra professionalità, ma sicuramente allargano la platea dei lettori. Il nostro giornale ha 1,1 milioni di fan su Facebook e 800mila follower su Twitter».
Al centro della lezione del condirettore del Repubblica.it anche il tema, spinoso, dei contenuti digitali a pagamento. «I finanziamenti all’informazione online sono utili a sostenere gli inviati, e sono garanzia di indipendenza per i giornalisti, rispetto alle influenze di inserzionisti e gruppi di potere. È un problema che i siti avrebbero dovuto porsi agli albori, 15 anni fa. Repubblica.it ha già entrate pubblicitarie sufficienti. Tuttavia attualmente è allo studio un sistema di paywall, con alcuni contenuti a pagamento. Si pagherà per leggere alcuni articoli del giornale, mentre le notizie in tempo reale resteranno sempre gratis».

Erika Tomasicchio