Perugia, 02/05/2014
Speakers: Ethan Zuckerman (Center for Civic Media – MIT), Luca De Biase (il Sole 24 ore), Jilian York (Eletronic Frontier Foundation)
Alle 16.30, presso il Centro Servizi G. Alessi, si è parlato di internet, social, e dei nuovi cosmopoliti, argomenti trattati nel libro di Ethan Zuckerman, “Rewire: Digital Cosmopolitans in the Age of Connection”. Il moderatore del dibattito, Luca De Biase, ha dato subito la parola all’autore del libro, il quale ha esordito raccontando la storia di Hugo Barra, Vicepresidente del settore Gestione dei dispositivi per la piattaforma Android in Google, che ha scelto di lasciare per lavorare in un’ azienda cinese. “La nostra finestra sul mondo sono YouTube, i social e queste finestre dovrebbero collegarci al meglio con il mondo – ha detto Zuckerman – mentre sta succedendo qualcosa di stranissimo. Gli eventi legati alla politica estera di molti paesi sono meno raccontati dai media”.
Le fonti giornalistiche stanno cambiando – ha affermato l’autore – pur essendo più semplice coprire gli eventi all’estero, poiché ci sono più strumenti per la realizzazione di reportage, la visione globale dei nuovi media è ancora più ridotta. Fare reportage internazionali è molto costoso, pur essendo tecnicamente più facile, grazie alle nuove tecnologie.
Zuckerman ha poi sottolineato l’esistenza di un altro enorme problema: le infinite possibilità di scelta che ci offre Google. Questo fenomeno, infatti, ha esacerbato l’idea di ricevere le news dai social. Fondamentalmente, l’idea alla base del funzionamento di social come Facebook, non è quella di permettere agli utenti di venire in contatto con persone nuove, diverse, bensì quella che gli utenti mantengano i rapporti che già hanno perché questo comporta meno rischio.
Zuckerman ha poi parlato della omofilia, tendenza innata nel genere umano che facilita l’intento di questi social: ciascuno, infatti, “cerca di vivere vicino a persone con cui ha qualcosa in comune”. Il risultato è che, alla fine, “continuiamo a sentire le stesse persone, con gli stessi punti di vista. Questo rende le persone più estremiste: un grosso rischio culturale”. Queste visioni limitate, ad esempio, hanno come conseguenza la nascita di diversi partiti estremisti di destra in Europa. “Abbiamo un unico internet con molti mondi dentro”, ha affermato Zuckerman, secondo cui internet, quindi, può essere uno strumento prezioso per diventare persone più cosmopolite. Ha concluso il suo primo intervento, asserendo che il titolo del suo libro, Rewire, vuole significare che proteggere la nostra privacy, scegliere con chi comunicare, dipende da noi.
La parola è poi passata a Jilian York che ha raccontato la sua esperienza in Global Voices – di cui Zuckerman è cofondatore – e di come questa esperienza le abbia dato la possibilità di stabilire contatti in tutto il mondo e di superare l’ottica polarizzante degli Stati Uniti sugli eventi legati alla politica internazionale. York ha, infine, sostenuto che “quando si parla di proteggere internet, la libertà di parola, la privacy, queste non sono cose che possano essere imposte dall’alto”.
Il messaggio conclusivo che Zuckerman ha voluto veicolare al suo auditorio è stato : “in America pensiamo che l’idea di Europa Unita sia molto intelligente e per noi è stata di grande ispirazione. […] Ecco, dateci una modalità di guardare il mondo in modo diverso – con più coesione – vorremmo sapere cosa c’è alla base del sogno europeo”.
Chiara Borsini