Fondatore e CEO di Buzzdetector - Gianandrea Facchini
Giornalista dell'Espresso - Alessandro Gilioli
Direttore corporate affairs Nestlé - Manuela Kron
Giornalista freelance - Filippo Santelli
17 aprile – Nella Sala Raffaello si analizza il ciclo vitale dell’informazione. Manuela Kron riporta ad emblema della rivoluzione delle fonti d’informazione un’esperienza vissuta nel 2012 dall’azienda. Nestlé per riutilizzare uno spot degli anni 90 ha il dovere di ricontattare tutti gli autori. Con un’inserzione nel Corriere della Sera si tenta di rintracciare uno degli autori. Titoli come “La Nestlé cerca una ragazza al bacio (Perugina)” o “La caccia 20 anni dopo alla ragazza dei baci” si diffondono in maniera virale in tutti i giornali. Filippo Santelli commenta il fenomeno: l’intuizione di vecchio stampo è quella di creare la notizia con un titolo.
Il giornalista freelance nota come oggi il ciclo vitale di una notizia possa essere allungato con la sua gestione online. I giornalisti, dopo la pubblicazione di un pezzo, controllando i feedback online, possono rivalutare le notizie e creare dibattito.
Facchini chiede al giornalista dell’Espresso come gestisca la sopravvivenza di un pezzo. Gilioli non ricerca il marketing virale caro alle aziende: è un meccanismo contro-intuitivo e contro-produttivo. Si rischia di cadere nell’autopromozione con false notizie: d’esempio è l’università privata che pubblica un sondaggio sul tasso di suicidi causati dalla crisi senza essere in possesso di fonti.
Santelli descrive la difficile relazione che ha con il tempo di formazione dell’informazione. “Campo di quello che scrivo” afferma: quindi il tempo è variabile fondamentale del lavoro. Le redazioni online hanno una situazione ancora più difficile: giovani si ritrovano a scrivere 7-8 pezzi al giorno su argomenti diversi per combattere l’aggressiva concorrenza della rete. I giornalisti sono portati a produrre quanto più materiale possibile ed è difficile fare un giornalismo di qualità. Qualunque cosa è già stata raccontata da altri, twitter compreso. Risalire alla fonte principale richiede anch’esso il caro tempo prezioso. Ai commenti il giovane freelance non da troppo peso: sarebbe altro tempo perso. È più utile diffondere il pezzo sui social networks dove i followers interessati possono fornire valore aggiunto.
Manuela Kron informa su quanto le aziende soffrano a causa delle notizie false per cui qualunque correzione non risulta sufficiente.
Il tema “tempo” è molto attuale dato il ruolo della rete. Come spiega Gilioli questo è figlio della “subcultura del buco” secondo cui si ricerca la notizia che l’altro non ha. È una subcultura anacronistica: la rete rende in pochi istanti tutto di dominio pubblico. La ricerca della qualità deve prevalere sulla fretta: occorre curare la propria reputazione online e non svendersi alla concorrenza. Al 20% dei commenti solitamente utili il giornalista non rinuncerebbe mai.
La comunità di lettori che interagiscono in modo costante è generatrice di notizia: tutti sono fonte di informazione. Facchini interroga quindi i due giornalisti su quanto l’input di esterni sia stimolo di approfondimento per nuovi pezzi.
Il giornalista freelance nota la mancanza di selezione tra le fonti all’interno delle redazioni. Le notizie diventano commodity. La logica seguita è quella di attirare un vasto pubblico nei siti nella speranza che casualmente fruiscano dei contributi informativi. Secondo il giornalista ogni brand dovrebbe attirare il proprio pubblico: è la separazione di notizie di diversa qualità propria del mondo anglosassone.
Facchini interroga Kron su come le aziende stiano gestendo la rivoluzione delle fonti. Il contatto diretto tra audience e azienda e tra audience e giornalisti facilita molti processi.
I due giornalisti concordano sull’organizzazione arcaica delle redazioni: si teme la capacità di internet di mettere in discussione. Occorre entrare nell’ottica per cui la responsabilità è individuale e non del giornale.
Monica Abd El Messih