Slow journalism

Centro Servizi G.Alessi, ore 10.00

La sempre più frenetica lotta contro il tempo, il timore di bucare la notizia, il passaggio da un mondo media-centrico ad uno io-centrico e la necessità di un' informazione fast sono fattori che vanno a discapito di un giornalismo di qualità? Se ne parla al panel discussion  tra critici e sostenitori dello slow journalism come Andrea Ferrazzi, fondatore di Slow Communication che nel suo intervento attualizza le riflessioni dello storico Johan Huizinga, per  dimostrare che  è auspicabile rallentare la comunicazione. "Secondo Huizinga - dice Ferrazzi- in una società con istruzione elementare diffusa e immediata pubblicità dei fatti del giorno, l’uomo comune diventa sempre meno dipendente dalle proprie facoltà di pensiero e di espressione, recepisce passivamente giudizi e nozioni e perde quel potere critico che è alla base del bisogno di verità".
Per Ferrazzi siamo passati dall’era dei media di massa a quella della massa dei media. "Il rischio è che non ci sia più alcuna differenza tra ciò che penso e scrivo io sulle soluzioni alla crisi economica o sulle cure a qualche patologia e le indicazioni di un economista o di un medico di fama internazionale".
"Ci sono due possibili conclusioni - spiega Ferrazzi - si può credere che non c’è nulla di cui essere preoccupati, perché i timori al cospetto del web sono gli stessi che hanno accompagnato il successo di altre tecnologie e il progresso scientifico in generale oppure pensare che quelli di Huizinga si sono rivelati fondati: la maggiore conoscenza di sé non ha impedito al mondo di precipitare in una delle epoche più buie della storia, nella barbarie dei totalitarismi, negli abissi dell’olocausto e dei gulag".
"Dobbiamo, insomma, rallentare la comunicazione. Ma, prima, dobbiamo renderci conto che la lentezza non è sinonimo di inefficienza. Anzi, lento significa spesso migliore", conclude Ferrazzi.
Si parla della produzione e cura delle informazioni invece con Andrea Iannuzzi, direttore AGL. " Nell' era analogica il problema non si poneva poiché le notizie erano quelle dei giornali,  l' avvento del digitale ha poi cambiato l 'idea di spazio e tempo". Per il direttore " non esiste differenza tra slow e fast journalism, poiché il giornalismo è uno solo, al massimo c'è quello fatto bene e quello fatto male". É innegabile, tuttavia, che le notizie in rete volano e quelle sulla carta si usurano. Discussione, infine, con Serena Danna del Corriere della Sera su cyber spazio, Social network e aggiornamenti online.

Dominella Trunfio