Sala del Dottorato, ore 10.00
I social media: uno strumento che non sostituisce e non può sostituire l’essenza del giornalismo.
Questo il filo conduttore del dibattito che si è svolto questa mattina presso la Sala del Dottorato di Perugia.
Coordinato da Justin Peters, direttore della Columbia Journalism Review online, l’incontro ha visto la partecipazione di Mark Johnson, community editor di the Economist, Eric Carvin, social media editor di Associated Press, Sue Llewellyn, consulente di strategie digitali, e Massimo Mantellini, giornalista e blogger.
La panel discussion ha preso il via dalla constatazione dell’importanza crescente assunta dai social media nell’ambito del panorama attuale dell’informazione e dalla considerazione del rapporto tra giornalismo e informazione desunta dai social media.
Unanime il punto di vista dei relatori su quest’ultimo punto. L’autorevolezza e la capacità di analisi delle testate giornalistiche non deve essere confusa con il flusso continuo di notizie ricavabili dai social networks, in particolare facebook e twitter. Giornalismo e reti sociali si pongono piuttosto su due piani diversi, seppur intermittenti.
I social media non costituiscono di conseguenza una minaccia per i giornalisti, come suggerito da Mark Johnson di the Economist. “Gli organi di stampa non devono preoccuparsi più di tanto per i social media: bisogna pensare prima di tutto alla propria identità, a ciò che si è e si vuole offrire e poi convertirlo nelle piattaforme sociali, e non il contrario”, afferma Johnson. E aggiunge e ribadisce: “Bisogna avere qualcosa di molto originale nei social media per poter competere. Avere successo nei social media significa avere a che fare con ciò che si è in origine. I valori esistenti vengono rappresentati nei media digitali”.
Concorda Eric Carvin: “L’uso dei social media non deve cambiare i valori dei giornalisti. Non bisogna adattarsi ai social media e cambiare il proprio modo di lavorare”.
Qual è allora la funzione dei social media nel lavoro giornalistico? “Trovare flussi di notizie, fonti, testimoni”, suggerisce Carvin. I social networks sono uno strumento aggiuntivo per il giornalismo, rappresentano una fonte di informazioni e consentono di avere a disposizione più opportunità per raccontare storie. Questo è l’approccio intelligente all’uso dei social media.
È più importante per i giornalisti assumere questo tipo di mentalità e visione piuttosto che far parte della comunità virtuale e twittare continuamente. Anche perché, come nota Massimo Mantellini, “non esiste normalmente da parte dei giornalisti la tendenza ad allargare il proprio bacino di utenza”, per cui spesso le communities digitali costituiscono un sistema auto-referenziale, in cui i giornalisti parlano esclusivamente tra loro, e ciò non permette un avanzamento delle conoscenze e la scoperta di nuove storie.
Naturalmente è fondamentale per il giornalista essere presente sui social media e utilizzare tutte le piattaforme possibili, in modo da entrare in contatto con il maggior numero di persone. “Il dialogo con il pubblico dei social media è importante per ottenere più informazioni. Spesso il pubblico conosce più cose dei giornalisti”, asserisce Sue Llewellyn.
In definitiva “Occorre capire quello che si vuole ottenere con i social media”, affermano Carvin e Llewellyn.
Inoltre nell’uso dei social media è essenziale la verifica delle fonti. I social media non devono essere considerati come una piattaforma più soft rispetto alle testate ufficiali, ma deve prevalere l’assunzione di responsabilità rispetto a ciò che si pubblica: quando si twitta si deve essere certi di diffondere delle informazioni veritiere, così come avviene per i siti ufficiali delle testate, poiché tutte le informazioni sono di dominio pubblico e hanno un carattere permanente. Sotto questo aspetto, unanime la considerazione dei relatori anche riguardo alla velocità con la quale vengono diffuse le notizie nei social networks e riguardo alla tendenza di dare qualunque notizia senza alcun tipo di elaborazione giornalistica e intellettuale. “La velocità non è sempre un bene, soprattutto se si vuole differenziare il giornalismo dai rumors”, dice Mantellini. E chiarisce Johnson: “Ciò che è importante è l’analisi, la sintesi a 24 ore da ciò che è successo”.
Infine, un insieme di suggerimenti rivolti ai giornalisti per un uso appropriato dei social media: la preservazione della propria identità; il mantenimento dei principi base del giornalismo, per cui il principale focus deve continuare a essere rappresentato dal giornalismo; avere una visione strategica; essere scettici; preservare il valore della reputazione giornalistica, senza cedere il passo alla tendenza alla diffusione rapida delle notizie senza previa verifica.
Simona Trudu