Un pubblico entusiasta ieri ha accolto Manuel Agnelli sul palco del teatro Morlacchi. Il frontman degli Afterhours ha ripercorso l’evoluzione della sua band in relazione ai tempi che cambiavano e alle scelte compiute dalle etichette discografiche, che hanno spesso rallentato la diffusione della musica e dei testi di cui era autore. Luca Valtorta, giornalista esperto di musica, ricorda come nel 1995 gli Afterhours lanciando il pezzo per la prima volta in italiano “Mio fratello è figlio unico”, si aprì una nuova fase per il gruppo, perché i loro testi scritti ed interpretati in una lingua comprensibile a tutti in Italia, conobbero un seguito molto più ampio di quello che era stato fino a quel momento: il pubblico crebbe a dismisura, e con gli Afterhours altri gruppi del panorama rock italiano cominciarono ad essere sempre più seguiti. Cogliendo la portata del fenomeno, nel 2001 Manuel lancia il Tora! Tora!, un festival che in collaborazione tra i tanti, con i Marlene Kunzt è andato avanti fino al 2005: l’obiettivo era quello di raccontare l’espansione degli appassionati del rock italiano come un fenomeno in continua espansione. “Bisognava far capire al panorama musicale italiano che il pubblico che seguiva noi ed altri era enorme e fortemente eterogeneo. Il festival è stato un modo per portare alla luce non solo i nostri messaggi di musicisti ma anche che stava succedendo qualcosa di importante”. E continua: “Volevamo offrire ai media l’occasione di parlare di qualcosa. I giornalisti in genere sono sempre alla ricerca di una notizia, e allora noi abbiamo pensato di fabbricarla per loro”. Nonostante i numeri straordinari raggiunti durante le tappe del Tora! Tora!, nessun giornale ne parlava. “Neppure un trafiletto su un qualsiasi giornale”, racconta Manuel, “Credo ci fosse una mancanza di visione da parte dei giornalisti rispetto a quella che avrebbe dovuto essere la loro funzione. Avrebbero dovuto prevedere un evento del genere, ma l’assenza di narrazione in Italia non dava spazi per esprimerci”. Nel 2009 Agnelli partecipa a Sanremo: “Per quelli della mia generazione nell’ambiente della musica alternativa Sanremo era il demonio, ma ci sembrava giusto poter sfruttare il megafono del Festival per farci ascoltare”. L’intento, comunque, era quello di riportare l’attenzione su un certo tipo di scena musicale, ma arrivati all’Ariston in realtà il gruppo si rese conto che nel frattempo, rispetto agli anni ’90, si era verificato un cambio generazionale che contribuì non poco sul fatto che il disco prodotto in quel periodo non ottenne i risultati sperati. Sebbene la delusione Manuel ammette: “Tra il divano e la rivoluzione ci sono tanti step intermedi maturati sulla base di prese di posizione che magari sull’immediato non sortiscono alcun effetto, ma se accumulati portano a buoni risultati sul lungo periodo”. Dopo l’esperienza del Festival Manuel trovava comunque che il rock in Italia stesse vivendo un momento di impasse, e perciò d’accordo con l’allora ministro della cultura Massimo Bray nel 2013, pensano ad una proposta di legge che potesse agevolare la fruizione e la diffusione di musica nei piccoli club, “ma cadde il Governo e con esso anche il ministro Bray”. “Ma l’industria culturale e creativa in Italia, con più di un milione di occupati e con i suoi 48 miliardi di euro di fatturato all’anno, rappresenta il terzo settore più esteso sul territorio”, precisa Manuel, “e molti amministratori locali lo sanno, perciò con alcuni di loro ho instaurato un tipo di conversazione volto a convertire alcune delle aree urbane adatte a qualcosa di costruttivo e creativo anche in ambito musicale. Il problema”, denuncia, “è che se posto sui social le immagini dei calzini che ho indossato ieri mattina ricevo milioni di like e visualizzazioni; se pubblico un’iniziativa interessante il seguito che ricevo è molto scarso. La responsabilità è anche del pubblico”. Tra iniziative e sostegno a gruppi emergenti, Manuel arriva ad x-Factor. Cosa ne pensa? “Beh, è un programma televisivo, ma è uno dei pochi programmi nel panorama italiano in cui c’è una presenza autorale forte che da spazio per poter esprimersi e per poter comunicare una visione differente dalla massa. Io ho partecipato a x-Factor perché avevo paura, e questo è l’unico motivo che mi ha spinto ad esserci. Ma la mia presenza lì mi ha permesso, in primo luogo, di costruire dialoghi e di scambiare idee con altri musicisti; mi ha poi aperto a tante possibilità e, in ultimo, ero lì anche per egoismo: avere maggiori mezzi per non interrompere la mia missione era fondamentale”. L’intervento si conclude con un’ultima amara considerazione: “Non vedo più pressione sociale rispetto alla cultura. Manca un senso di pericolo, di reazione. Manca la consapevolezza di poter esprimersi anche al di là dei canoni e del perbenismo”.
“Torneremo a scorrere / eroe del mio inferno privato”, con questi versi accompagnati da un pianoforte, Manuel saluta pubblico del Mordicchi.
Emilia Sgariglia