Tabula rasa

Quando, e come, si è persa la sinistra italiana? Quando ha cominciato a perdere e a perdersi? Ha cercato di rispondere a queste domande Luca Telese, in un teatro Pavone gremito, con Tabula rasa, ovvero la storia dell’ultimo ventennio di difficoltà e sconfitte degli eredi del Pci. Dal tracollo di Occhetto contro Berlusconi nel 1994, alla caduta del governo Prodi nel 1998. Dall’esecutivo guidato da Massimo D’Alema alla scelta di appoggiare il governo “tecnico” di Mario Monti.

“La sconfitta alle politiche del 1994 è il primo episodio traumatico, che ha causato uno sbandamento cui non è seguita una seria riflessione”, ha spiegato Telese. Un tour, a tratti esilarante, tra gli errori e gli orrori della sinistra nostrana, che tra stoccate ai e sui leader e amare riflessioni sull’identità perduta, ha raccontato cocenti sconfitte, elettorali, politiche e morali. “A una destra che lavora sulla paura, la sinistra non riesce a opporre nulla, né diritti né libertà. Per tutto il Novecento i diritti sono stati la bandiera dei progressisti. Negli ultimi anni, invece, il pasticcio sui Pacs e le posizioni sulla procreazione assistita sembrano mostrare una ritirata su questo fronte”.

Non è solo la sinistra a essersi persa, secondo Telese, ma l’intera classe politica italiana, che “ha trascinato il Paese in uno dei momenti più bassi della sua vita sociale. Una politica ammalata, che è ricaduta in una tangentopoli che fa quasi rimpiangere quella di vent’anni fa”. I casi Malinconico, Scajola, Patroni Griffi, Lusi, Formigoni, Calearo e Belsito “sono il sintomo della febbre supercafona che ha contagiato la politica italiana”.

Articolo 18, precarietà giovanile, diritti e protezioni sociali messe a rischio: giovani, anziani e lavoro, ha commentato Telese, sono sotto attacco. “Facendo leva sulla paura, si sta affermando una morale rovesciata – è l’amara conclusione del giornalista -: a chi non ha sarà tolto, a chi ha sarà dato”.

Pietro Lombardi