Panel discussion, al Centro Servizi Alessi, sui nuovi scenari dell’informazione online. Ne hanno discusso Jacopo Tondelli, direttore di Linkiesta, Francesca Folda, direttore Sky.it
Jeff Israely, co-fondatore Worldcrunch e Madhav Chinnappa di Google News and Books, mediati da Nigel Barlow.
Quello che emerge sono esperienze e approcci diversi al web, ma anche difficoltà condivise. Linkiesta è partita da una situazione bloccata dei giornali dove si pensa prima a pensionare 70 giornalisti anziani e poi, eventualmente, ad aprirsi a nuovi progetti. “Per questo - spiega Jacopo Tondelli - abbiamo deciso di aprire Linkiesta, che chiaramente ha trovato davanti a se delle praterie”. Sky.it ha puntato sulla sperimentazione con la creazione del format “Biutiful Lab” in cui in modo divertente si raccontano storie reali che vanno dalla politica al calcio. Perché, come suggerisce Francesca Folda, “online è sbagliato copiare modelli come la tv o la stampa. Come ad esempio hanno fatto Repubblica e Corriere con Repubblica Tv e Corriere Tv”. Punto fermo della discussione è che idee e spunti per lo start-up e la crescita di un sito, per quanto valide, non servono a nulla se non sono rintracciabili su Google. Si gioca tutti dentro a un perimetro, le cui regole sono decise da Google: fare un giornale in internet significa fare un giornale in Google.
Per questo il contributo dato dalla presenza di Madhav Chinnappa, di Google News and books, è l’elemento chiave della discussione. Da poco approdato a Google news Chinnappa racconta il metodo di lavoro della società di Mountain View: “Noi cerchiamo di collaborare al meglio con gli editori. Di recente abbiamo varato una nuova iniziativa, One pass, che permette di avere contenuti a pagamento. Tema molto sensibile per gli editori. Uno dei problemi fondamentali è trovare un equilibrio tra contenuti e introiti a pagamento. Google sta cercando strumenti per andare incontro a queste esigenze, vogliamo aiutare gli editori”. Ma se Google punta sulla sperimentazione, potendosi permettere di sbagliare e ripartire da zero, chi è nel suo perimetro naviga a vista.
Diversa, rispetto agli altri interlocutori, l’esperienza di Jeff Israely il quale, per lo start-up del sito Worldcrunch, ha coinvolto prima sé stesso: ”Ho iniziato a lavorare su Twitter, ho cominciato a scrivere sul blog e email lab, e ho avuto un feedback dalle persone. Tutto questo per capire utilizzare al meglio internet. Dopo un anno passato a parlare di Jeff Israely si è parlato di Worldcrunch”. Non esiste quindi una regola per un lancio perfetto di un sito di news.
Linkiesta prima del lancio ha passato alcune settimane a studiarsi, e conoscersi tra i giornalisti, correndo il rischio di partire sottotraccia, sottolinea Tondelli. Nessun investimento del brand su giornali e tv, posizionamento web fatto in house. Un buon posizionamento su Facebook con 4mila fans e, nelle ultime settimane, un potenziamento dell’utilizzo di Twitter, “un mezzo più attendo al contenuto che al narcisismo poiché premia titolo buono, immediatezza ed ironia” spiega il direttore di Linkiesta che svela: “E’ capitato recentemente che ben 8 quotidiani contemporaneamente abbiano ripreso una nostra notizia. Bene, in quei giorni l’incidenza sul traffico era del 3%. Non significativa. Per internet l’unico vero mezzo di virilizzazione è internet. Altro è la tv, quella si che aiuta, ma è un'altra storia”.
Su un punto sono tutti d’accordo: non esiste una ricetta per una capillare diffusione dei propri contenuti. Perché l’impressione, come dice Jacopo Tondelli, è che “chi apre adesso un prodotto editoriale online si sia messo in un mare in cui tutto cambia” e nessuno sa come andrà a finire: “neanche Murdoch”.
Alessandro Ingegno